Per la morte dell’80enne, avvenuta sette anni fa, erano finiti alla sbarra tre sanitari

Si è risolto con una condanna e due assoluzioni il caso dell’80enne ligure morto per le complicazioni che hanno fatto seguito a un intervento chirurgico al femore. Il fatto risale a sette anni fa quando un paziente originario di Ventimiglia – Aniceto Pica, 80enne –  era deceduto a tre mesi di distanza dall’intervento chirurgico subito all’Ospedale di Imperia. Per questo decesso erano finiti sul banco degli imputati il primario e parte dell’ équipe del reparto di chirurgia vascolare del nosocomio ligure.  Alla sbarra, per il reato di omicidio colposo, c’erano l’ex primario del reparto Carlo Bertoglio, Giacomo Di Iasio e Francesco Boraso, difesi dagli avvocati Cesare Fumagalli, Vincenzo Andreucci e Emilio Varaldo. Tutti e tre i legali avevano chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o, in subordinata, perché non costituisce reato.
Ma durante il processo, conclusosi ieri, il giudice Laura Russo ha stabilito la condanna a sei mesi per Francesco Boraso e l’assoluzione di Carlo Bertoglio e Giacomo Di Iasio per il reato di omicidio colposo ai danni del pensionato.
A riportare la notizia è stato il quotidiano Riviera24.it, che ricorda anche come i familiari del paziente 80enne deceduto avessero revocato la costituzione di parte civile perché risarciti.
Secondo le accuse, il paziente sarebbe deceduto a causa di un’emorragia addominale causata dall’uso improprio di uno strumento chirurgico che aveva provocato una lesione irreparabile a una vena collegata al cuore.
La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata dal pm Alessandro Bogliolo, il quale si era poi avvalso delle consulenze dei periti, tra cui quella del professor Francesco Canepa che aveva eseguito l’autopsia. Scagionato invece il dottor Andrea Mannari che non era presente in sala operatoria ma, anzi, era stato quello che si era accorto dell’emorragia e aveva mandato subito il paziente a fare una Tac.
Per la difesa la morte del pensionato ventimigliese sarebbe stata causata da un’insufficienza cardiocircolatoria per il suo stato di salute. Tutti i protocolli medici erano stati eseguiti correttamente – hanno insistito gli avvocati – A nostro avviso non c’è stata alcuna imperizia da parte dei sanitari”.  Il pm Bogliolo, nel corso di un’udienza precedente, aveva chiesto l’assoluzione per Bertoglio e Di Iasio e la condanna a sei mesi per Boraso.
 

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