Affido dei minori: purtroppo è sempre più frequente osservare una certa tendenza giurisprudenziale in cui “la mamma è sempre la mamma”

Da psicologa spesso vesto i panni della CTU o della CTP per questioni riguardanti la valutazione delle capacità genitoriali e l’affido dei minori e noto che la madre ed il padre vengono “misurati” con metriche completamente differenti in cui alla donna, in virtù di essere la madre, viene perdonato di tutto.
Faccio un breve esempio da una delle mie ultime CTP in cui assisto il padre del minore, bimbo di 6 anni, che vede il padre solo in un incontro protetto settimanale dopo che il padre è stato falsamente accusato di utilizzo di sostanze stupefacenti. Il giudice decide di procedere aprendo una CTU.
Il CTU nominato è competente, lavora con una metodologia ferrea e soprattutto senza zavorre di pregiudizi (già ci sono dei buoni motivi per gioire!).
Durante il percorso riesco a far emergere:
•    la completa estraneità del padre alle sostanze stupefacenti (anche con gli esami di laboratorio),
•    la dedizione del padre per il figlio e per un assetto valoriale fatto di lavoro e famiglia, ben diverso da quello della madre che vive di espedienti.
•    La dinamica scatenante le false accuse della donna: l’uomo, infatti, dopo 4 anni di vita da single ha conosciuto una ragazza che è poi divenuta la sua compagna. Questa contingenza ha scatenato le ire della donna che ha iniziato una serie di ripicche contro il padre utilizzando il figlio.
Per proteggere la privacy degli interessati non scendo in dettagli maggiori, evidenzio solo queste prime palesi ingiustizie attuate dalla madre verso il padre ma, soprattutto, verso il figlio. Ebbene mi colpisce l’atteggiamento successivo del giudice che, dopo aver letto l’elaborato della CTU e le diverse, giuste, motivazioni addotte per una sistemazione prevalente del minore presso il padre, decide semplicemente che “la mamma è sempre la mamma”, toglie gli incontri protetti e permette al padre di vedere il figlio (solamente) due pomeriggi a settimana e rimette un’ulteriore decisione alle competenze di un esperto che seguirà la coppia e deciderà se aumentare il tempo di visita del padre.
La situazione è molto più sfaccettata e articolata, ma qui voglio solamente sottolineare due aspetti: nessuno paga per aver mosso false accuse, nessuno paga per aver strumentalizzato un minore, nessuno tiene conto del diritto alla bigenitorialità del minore.
Ho tanta amarezza ed un unico consiglio: psicoterapia per chi è deputato a gestire e decidere di vite umane! Decisioni di questo genere non vanno prese in base al proprio pensiero, alle proprie convinzioni, suggestioni, insomma in base a quello che in psicoanalisi si chiama il “fantasma” (il modo in cui il soggetto si rapporta al mondo), ma andrebbero prese in base ad un ragionamento “caso per caso” in cui ciò che si pensiamo essere più giusto per noi stessi non possiamo sempre generalizzarlo e calarlo sull’altro.
Una serie di categorie professionali richiedono tanta competenza tecnica e “psichica” e finchè si continuerà ad agire in base a pregiudizi non si ci potrà evolvere di molto.
 

Dott.ssa Rosaria Ferrara
(psicologa forense)

Per chiedere un parere alla psicologa puoi scrivere a redazione@responsabilecivile.it

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1 commento

  1. Premesso che il mio può essere un commento (“Di Pancia”) fatto da un cittadino (ignorante) “Populista” direttamente coinvolto, ma a prescindere da questo, ciò non cambia il fatto che il nocciolo del problema (pur se di estrema rilevanza) non sta in quanto sopra descritto, ma va ricercato nel (merito) del comportamento (corrotto e corruttivo) della politica (tutta) e degli amministratori dei vari Tribunali. infatti, questa aberrante situazione “La Questione Minorile” (che si perpetua ormai da troppo tempo) fino a quando produrrà “Privilegi ed Interessi Economici” non sarà mai potata a soluzione da qualsivoglia (attuale) forza politica poiché gli enormi interessi economici e di potere, impongono di ignorare il problema.

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