Da un confronto della situazione di 5 regioni italiane, nel corso del Congresso Snami di Sarnico,  emergono difficoltà e problematiche relative al funzionamento delle Aft

Quella che doveva essere una rivoluzione non è partita. Parliamo delle aggregazioni di medici di famiglia, di cui si è discusso nel corso del Congresso dello Snami Lombardia, svoltosi a Sarnico dal 13 al 15 maggio. A sottolinearlo è Maria Teresa Zocchi, organizzatrice della sessione del meeting che ha visto i rappresentanti di cinque regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Sicilia) confrontarsi su presente e futuro del medico di famiglia tra nuovo modello di assistenza h16 e aggregazioni obbligatorie, alla luce dell’atto d’indirizzo che prevede la fusione di medici di continuità assistenziale e assistenza primaria che potranno essere pagati a scelte, a ore o in modo misto ed entreranno in un ‘ruolo unico’. “Il mondo di questa futura convenzione – spiega Zocchi – è tutto da delinearsi, anche nelle regioni come la Lombardia che hanno varato una riforma sanitaria e collocato il medico, al pari dell’ospedale, tra gli erogatori di prestazioni, lasciando però la porta aperta all’ingresso di erogatori privati, e società, nelle cure primarie”.

Per quanto riguarda le altre regioni la situazione non è migliore. In Emilia Romagna “si progetta una rete per lo scambio dati tra specialisti, medici di famiglia ed altri sanitari che metta al centro le case della salute – ha spiegato il presidente Snami Parma, Antonio Slawitz – di queste ultime ne sono operative 72 tra grandi, a più alta complessità assistenziale, medie e piccole; con presenza di mmg, specialisti, servizi di screening, punti di rieducazione funzionale”. Slawitz ha spiegato come di fatto vi siano problematiche nella programmazione della gestione di tali strutture, oltre a problematiche operative relative alla messa a punto del sistema informatico, che richiedono un confronto tra Regione e medici di famiglia.

In Toscana le Aggregazioni funzionali territoriali previste dalla legge Balduzzi del 2012 sono operative già da tre anni e da due anni sono stati nominati i coordinatori di Aft. “La Toscana è nota anche per aver abbracciato prima tra tutte le regioni italiane il sistema dell’h6, cioè l’abolizione della guardia medica notte e festivi sostituite da una continuità assistenziale 8-24”, ha affermato Sergio Baglioni, segretario Snami Firenze  aggiungendo che tuttavia fin qui l’h16 non è applicata. “Le Aft – aggiunge Baglioni – non hanno certo assorbito le risorse economiche destinate alle indennità di personale rete gruppo e informatica; l’unico elemento di novità fin qui sono le riunioni di governo clinico che vanno rendicontate all’Asl”.

In Abruzzo l’8 marzo 2016 sono usciti quattro decreti su Aft, unità complesse di cure primarie (Uccp), ospedale di comunità e punti di primo intervento. “Forse meglio avrebbero fatto ad attendere il nuovo accordo nazionale”, ha sottolineato Nicola Grimaldi, presidente Snami Abruzzo, spiegando che “nell’Uccp, che dovrebbe essere solo un’aggregazione di medici di famiglia più complessa dell’Aft, deve ruotare personale infermieristico, ostetrico, tecnico e persino, inizialmente, veterinario; ci devono essere ecografo, ecg, kit di prima assistenza, e personale amministrativo, almeno due unità. Il responsabile Uccp dev’essere il responsabile del distretto. A giugno – ha concluso Grimaldi – saranno definite Aft e Uccp, ma intanto le province di Teramo e Pescara hanno optato per potenziare i vecchi gruppi con modelli di finanziamento diversi tra loro (il secondo è meno sulle spalle del medico) Chieti e l’Aquila puntano su case della salute, e ospedali di comunità, sempre con criteri eterogenei tra loro”.

Passando alla Sicilia, il presidente Snami Catania, Francesco Pecora, ha evidenziato come sebbene l’invio di ricette online abbia raggiunto il 90% – in un contesto in cui spicca una software house e dove il medico è retribuito dalla Regione 300 euro l’anno utili ad acquistare il gestionale – “grandi migliorie dall’Ict non ne abbiamo viste”. “Non c’è dematerializzazione – ha spiegato Pecora –  continuiamo a stampare un promemoria che il paziente porta in farmacia per avere la medicina e sul quale il farmacista appone le fustelle. Per esami e visite specialistiche, le prestazioni nel nomenclatore regionale sono diverse da quelle del nomenclatore nazionale. Sarà dura fare ordine”.

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