Anaao: bene il ddl sulle aggressioni agli operatori sanitari ma non è sufficiente lavorare sul fronte della deterrenza giuridica.

Fnopi: segnale positivo che conferma l’attenzione del ministro della Salute Grillo a questo fenomeno

L’approvazione di un Ddl di iniziativa governativa sulle aggressioni agli operatori sanitari “rappresenta una prima risposta all’escalation di violenza cui abbiamo assistito in questi mesi”. Tuttavia c’è da chiedersi “se sia sufficiente lavorare sul versante della deterrenza giuridica senza una forte campagna di comunicazione”. Un’attività “che porti i cittadini a riconoscere ai professionisti della sanità il ruolo civile e sociale che svolgono”.

E’ il commento del segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo, dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri al disegno di legge sulla sicurezza degli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni.

Le aggressioni agli operatori sanitari, verbali e fisiche, “accompagnano la cronaca degli ultimi mesi come uno stillicidio”. Tali episodi, per l’Anaao, rappresentano la testimonianza della rottura del patto di fiducia tra cittadini professionisti della salute. Questi ultimi sarebbero assunti a capro espiatorio di tutte le inefficienze e le disorganizzazioni indotte sulla sanità pubblica dai governi nazionali e regionali.

“Un professionista sanitario – continua Palermo – deve poter operare con la serenità necessaria a prendere decisioni difficili, in tempi spesso maledettamente brevi”.

Deve “compiere manovre delicate e rischiose, eseguire complessi e sofisticati interventi chirurgici ed anche comunicare, con la necessaria empatia, eventuali cattive notizie”.

I dispositivi di sicurezza che si intendono mettere in campo, quindi, per Palermo, sono certo utili. Ma serve un impegno delle istituzioni “per promuovere il concetto che un pronto soccorso, una rianimazione ed un ospedale sono gli unici luoghi a disposizione per salvare, per quanto possibile, pazienti in condizioni di salute critiche”.

Soddisfatta la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, che parla di “segnale positivo che conferma l’attenzione del ministro della Salute Grillo a questo fenomeno”.

La presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli, sottolinea l’importanza del nuovo provvedimento e si augura che questo possa avere una corsia preferenziale per l’approvazione in Parlamento.

“La Fnopi – sottolinea – non ha intenzione di lasciare solo nessun collega. L’infermiere, come nessun altro professionista della salute, non è un bersaglio, non è un capro espiatorio, non è un contenitore inerme dove riversare rabbia, frustrazione e inefficienze del sistema. L’infermiere è un professionista alleato del cittadino e tutto il Ssn deve impegnarsi perché questa alleanza possa esprimersi al meglio, per aumentare sicurezza e fiducia. Il tutto – sottolinea Mangiacavalli – in sintonia e condivisione con le iniziative di altre Federazioni come quella degli Ordini dei medici, coinvolte in prima persona dal fenomeno”.

Ora, per la Fnopi, è necessario che accanto al ddl si dia il via a una formazione continua degli operatori. Sia sugli aspetti della comunicazione che su quelli della relazione di aiuto nei confronti delle persone assistite. “E’ importante che i professionisti sappiano comunicare con fermezza a utenti, accompagnatori e personale che gli atti di violenza non sono permessi o tollerati.

 

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