La manifestazione, organizzata a dieci giorni di distanza dall’agguato camorristico all’ospedale Pellegrini, ha visto uniti medici, infermieri, sindacalisti e politici

“Disarmiamo la camorra”. E’ il grido lanciato da medici, infermieri, sindacalisti e esponenti politici riuniti sullo scalone del cortile dell’Ospedale Pellegrini di Napoli. Un flash mob organizzato in seguito all’agguato dello scorso 16 maggio quando un giovane entrò nel Pronto soccorso in piena notte con una pistola in mano, sparando cinque colpi. L’obiettivo del sicario era un altro ragazzo appena ricoverato dopo essere stato ferito da due pallottole alla gamba.
“Ho immediatamente accolto l’iniziativa delle organizzazioni sindacali perché tutti uniti vogliamo gridare il nostro disappunto per quello accaduto dieci giorni fa”. A spiegarlo è il commissario straordinario dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva . “Possiamo confrontarci con i sindacati, non essere d’accordo su alcune cose – ha aggiunto –  ma la camorra in questa città deve essere un obiettivo di tutti e bisogna combatterla uniti. Urliamo stamattina per dire a questi fetenti che siamo insieme contro di loro, per dire ‘vi distruggeremo’”.

In occasione della manifestazione la segreteria regionale dell’Anaao ha avanzato una serie di richieste contro la violenza nei luoghi di cura.

A partire dall’immediato potenziamento della sicurezza all’interno degli ospedali e nelle immediate vicinanze territoriali e dall’attivazione di efficienti sistemi di controllo degli accessi agli ingressi degli ospedali. L’Associazione chiede poi l’immediata e certa denuncia all’autorità giudiziaria da parte dei direttori generali contro chi si rende responsabile di danneggiamento o violenza sulle cose e sulle persone. E ancora: un monitoraggio semestrale, da parte dei prefetti, dei sistemi di sicurezza predisposti dai direttori generali, attraverso la costituzione di un tavolo permanente. Tra le istanze figura poi l’elaborazione di una norma che, oltre al risarcimento dei danni materiali e fisici alle persone, preveda sanzioni penali dure e processi per direttissima con pena certa a carico dei danneggianti. Infine, la chiusura immediata dei presidi di pronto soccorso che non rispondono ai requisiti infrastrutturali riguardanti l’organizzazione del triage e l’esistenza di validi e riconosciuti sistemi di controllo.
Per chi aggredisce un medico – sostiene Vincenzo Bencivenga, segretario regionale del Sindacato – servono pene severe. “Bisognerebbe procedere con il daspo, come si fa negli stadi”.
 
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