In occasione della Conferenza AIDS 2018 presentati i risultati di uno studio di fase III sulla molecola di nuova generazione impiegata per il trattamento dell’infezione da HIV

Sono circa 2 milioni ogni anno i nuovi casi di Aids a livello mondiale. L’obiettivo dell’eradicazione del virus entro il 2030 è quindi ancora ben lontano. Anzi, per l’Aids Society c’è una ‘pericolosa rilassatezza’ nella lotta alla malattia che rischia di far riaccendere i contagi.

L’allarme è stato lanciato in occasione della 22° Conferenza internazionale sull’Aids (AIDS 2018) svoltasi la scorsa settimana ad Amsterdam.

In sostanza le nuove infezioni sono in aumento. Il tutto nonostante il calo dei decessi e l’incremento delle persone che accedono ai farmaci. Questo anche perché di Aids si parla sempre di meno.

Tuttavia, la ricerca contro il virus prosegue. Proprio ad Amsterdam l’azienda farmaceutica MSD ha annunciato i risultati di fase III, a 96 settimane, dello studio DRIVE-FORWARD. Il lavoro valuta il profilo di efficacia di doravirina (DOR), molecola di nuova generazione, in combinazione con altri agenti antiretrovirali. La sostanza appartiene alla classe degli inibitori non nucleosidici della transcrittasi inversa (NNRTI) ed è impiegata per il trattamento dell’infezione da HIV nei pazienti adulti ‘naive’.

La ricerca coinvolge 766 pazienti naive alla terapia antiretrovirale, randomizzati in due gruppi di trattamento (383 in ogni gruppo). Un gruppo ha ricevuto una compressa di doravirina (100mg) una volta al giorno per 96 settimane. L’altro è stato trattato con una combinazione di darunavir+ritonavir  (800mg+100mg), sempre una volta al giorno, entrambi in associazione con due analoghi nucleosidici della trascrittasi inversa (TDF/FTC o ABC/3TC).

Dai risultati è emerso che il 73.1% dei pazienti del primo gruppo ha raggiunto la soppressione della carica virale a fronte del 66.0% dei pazienti del secondo gruppo. Doravirina, inoltre, avrebbe mostrato anche un miglior profilo lipidico.

“Grazie alle terapie – sottolinea MSD – è oggi possibile convivere con il virus. Ma esistono ancora molti bisogni terapeutici da soddisfare, legati alle caratteristiche cliniche e personali di ciascun paziente”.

La ricerca MSD si sta muovendo proprio verso trattamenti maneggevoli e ben tollerati nel lungo periodo. Terapie “che siano non solo efficaci ma che si adattino anche alle necessità dei pazienti con l’avanzare dell’età o che debbano fronteggiare patologie concomitanti, anche molto comuni, come l’ipercolesterolemia”.

 

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