Cartabellotta (Gimbe): in Italia bruciati oltre 11 miliardi per sovra e sotto utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie

La sostenibilità dei sistemi sanitari, compreso quello italiano, è in pericolo. A lanciare l’allarme sono la rivista The Lancet e l’Ocse evidenziando gli sprechi determinati da un uso improprio di medicinali, esami diagnostici e prestazioni professionali. Ne costituiscono un esempio le Tac e le risonanze utilizzate per lombalgia e cefalea, gli antibiotici utilizzati per infezioni virali delle vie respiratorie o i test pre-operatori in pazienti a basso rischio.
Secondo gli autori di The Lancet, che ha lanciato la serie di articoli ‘Right Care’, l’eccessivo e ingiustificato uso di interventi sanitari di efficacia non dimostrata e il sotto-utilizzo di prestazioni efficaci “convivono in tutti i sistemi sanitari a vari livelli, peggiorando esiti clinici, psicologici e sociali; determinando una impropria allocazione di risorse e, dunque, sprechi evitabili”.
L’Ocse, in un report presentato nelle scorse ore a Londra, arriva a quantificare l’impatto degli sprechi e delle inefficienze dei sistemi sanitari: visto che la spesa sanitaria ha ripreso a crescere nella maggior parte dei Paesi dell’Ocse, il report rileva che ogni 10 euro spesi in sanità vengono sprecati sino a 2 euro, in quanto non migliorano la salute e il benessere delle persone o addirittura li peggiorano.
In Italia l’allarme è in linea con quanto riportato dal Rapporto della Fondazione Gimbe sulla sostenibilità del Ssn 2016-2025, in cui si stima che nel nostro Paese circa 11 miliardi l’anno vengono erosi da sovra e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie; a questi si aggiungerebbero oltre 13 miliardi ‘bruciati’ da frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza.
Tali dati evidenziano, secondo la Fondazione Gimbe, un’enorme opportunità per recuperare preziose risorse e aumentare il ‘value for money’. A tal fine, “considerato che la maggior parte degli interventi sanitari si colloca in un’area grigia, dove il profilo rischio/beneficio non è così netto – afferma il presidente Nino Cartabellotta – è indispensabile prendere in considerazione le preferenze dei pazienti. Non si può migliorare l’appropriatezza degli interventi sanitari senza un coinvolgimento di cittadini e pazienti in un processo decisionale condiviso, strategia di efficacia documentata – sottolinea – per ridurre sprechi, aspettative irrealistiche di malati e familiari e contenzioso medico-legale”.

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