La ricostruzione della Polizia smentisce la versione dell’ ambulanza danneggiata dal lancio di un paletto di ferro. De Magistris: ora attendiamo delle scuse

Svolta nelle indagini sull’ ambulanza danneggiata a Napoli lo scorso 12 maggio mentre stava trasportando un paziente in codice rosso. L’evento, che si pensava fosse stato provocato dal lancio di un paletto di ferro, non sarebbe di origine dolosa.

Dai rilievi e gli accertamenti effettuati dalla Polizia emergerebbe un’altra verità. Il mezzo in movimento avrebbe agganciato probabilmente un tubo di ferro che si sarebbe schiantato contro la fiancata. Si tratterebbe pertanto di un incidente del tutto accidentale.

Tutto è stato tranne che un’aggressione all’ambulanza, ai medici e agli infermieri” ha prontamente commentato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

“Spiace che approfittando di un episodio che sembrava andare in una direzione qualcuno ha pensato di utilizzarlo subito strumentalmente”. Il riferimento sembra essere al presidente dell’OMCeO di Napoli, Silvestro Scotti, che dopo l’episodio aveva paragonato il capoluogo partenopeo a Raqqa.

De Magistris ha dichiarato di aspettare delle scuse da chi aveva denunciato l’episodio. Ma la replica del Presidente della Croce Rossa di Napoli, Paolo Monorchio, è secca: “Queste richieste dalle autorità sono fuori luogo. Il problema delle aggressioni esiste ed oggi è stato riconosciuto anche dal Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza”.

Monorchio ha ribadito quanto riferito dagli operatori dell’ambulanza in questione. Questi, come scritto nella denuncia, non ebbero la sensazione di aver colpito nulla nel tragitto. Se di incidente si è trattato, dunque, i sanitari non se ne sarebbero accorti.

In ogni caso, secondo il Presidente della sezione napoletana della Croce Rossa, le aggressioni registrate da inizio anno non sarebbero 32 ma 31, “un dato abnorme che non si registra in nessuna altra parte d’Italia”. Per Monorchio, quindi, è la città di Napoli che deve chiedere scusa agli operatori sanitari. “Invece di dividerci dovremmo essere uniti e vicini a chi opera. Se ci si divide daremo la possibilità a quei pochi che si comportano male di continuare a farlo”.

 

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