Il nostro Paese è ai primi posti in Europa per l’utilizzo di antibiotici in età pediatrica. FIMP: preoccupante fenomeno in forte crescita

E’ ancora troppo alto il consumo di antibiotici in età pediatrica nel nostro Paese. Solo lo scorso anno sono state acquistate 12 milioni e 800 mila confezioni di questi medicinali. In totale sono oltre 2,8 milioni i bimbi che li hanno utilizzati. Numeri rilevanti che collocano l’Italia ai primi posti in Europa.

Per invertire questa tendenza la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) promuove da alcuni mesi una campagna nazionale con l’obiettivo di “ insegnare un uso corretto di farmaci importanti e che non vanno assolutamente demonizzati”. L’iniziativa, dal titolo “I Consigli di Mio, Mia e Meo” ha visto, dallo scorso ottobre, la distribuzione di circa 210.000 opuscoli e flyer con informazioni utili a bambini e genitori italiani.

Gli antibiotici, spiega il presidente nazionale FIMP, Paolo Biasci, sono “utili ed efficaci per contrastare malattie molto diffuse tra i giovanissimi come le infezioni respiratorie”. Tuttavia, “l’utilizzo eccessivo e inappropriato può determinare l’antibiotico-resistenza e di conseguenza anche effetti negativi sulla salute sia del singolo paziente che dell’intera collettività”.

“In Europa 25.000 persone ogni anno muoiono a causa di infezioni da germi resistenti – prosegue il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche della FIMP”.

“La nostra Società Scientifica vuole essere in prima linea per contrastare questo fenomeno preoccupante e in forte crescita. Abbiamo deciso di rivolgerci alle famiglie italiane con l’aiuto di tre simpatiche mascotte: Mio, Mia e Meo. Sono loro i protagonisti del materiale informativo che abbiamo diffuso on line e negli ambulatori. In particolare bisogna far capire ai genitori che le infezioni virali guariscono spontaneamente nell’arco di 4-5 giorni e senza bisogno di una terapia antibiotica. Ci siamo poi rivolti anche ai pediatri di famiglia con attività formative specifiche. Vogliamo aumentare l’appropriatezza diagnostica e prescrittiva attraverso l’utilizzo della migliore pratica clinica. Così potremo ridurre gli effetti collaterali dall’eccessivo di questi farmaci”.

 

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