Palazzo Chigi pensa a una nuova misura per contrastare gli assegni circolari irregolari: allo studio c’è una mini sanzione per gli assegni che non riportano la dicitura ‘non trasferibile’.

Allo studio dei tecnici di palazzo Chigi ci sarabbe una mini sanzione per gli assegni circolari irregolari, vale a dire per quegli assegni che non riportano la dicitura non trasferibile.

Sarebbe questa la soluzione veloce per la problematica delle nuove sanzioni applicate agli assegni da mille euro a salire emessi senza la dicitura “non trasferibile” che tante polemiche sta creando ultimamente.

L’obiettivo dichiarato è quello di assicurare che la sanzione amministrativa pecuniaria, e la relativa oblazione, siano ragionevoli e proporzionate rispetto al valore dell’operazione.

Secondo il Sole 24 Ore, si ritiene che per il problema degli assegni circolari irregolari si potrà trovare più facilmente una soluzione proponendo una mini-sanzione.

Ma in cosa consisterebbe questa multa?

Si tratterebbe di fatto di una multa non superiore a un decimo dell’importo trasferito per gli importi più bassi.

La soluzione della mini sanzione è suggerita dalla direttiva comunitaria sull’utilizzo dei dati antiriciclaggio per i controlli fiscali.

Tenuto conto del fatto che c’è tempo fino all’estate per far valere le nuove disposizioni comunitarie, al momento non è dato sapere quando potrebbero arrivare i correttivi dell’attuale sanzione.

Quest’ultima, dal 4 luglio 2017, va da 3mila a 50mila euro. La multa è valida per chi ha omesso (anche involontariamente) la clausola di non trasferibilità sugli assegni con importo a partire da mille euro.

Al momento, sono circa 1.700 gli assegni contestati. Per alcuni però, la contestazione è doppia e raccoglie circa 3400 soggetti. Questo perché riguarda sia chi ha emesso lo strumento di pagamento irregolare, sia chi l’ha ricevuto.

Finora nessuna sanzione è stata comminata, ma in 107 hanno scelto la strada dell’oblazione. Quel che è certo è che chi ha deciso di pagare non potrà tornare indietro. Pertanto, in caso di sopravvenienza di una norma che riduca la sanzione, non sarà possibile approfittarne.

Per l’antiriciclaggio operano infatti principi già collaudati nell’applicazione della legge 689/1981 e cioè l’impossibilità di far valere eventuali circostanze favorevoli (Corte costituzionale 468/2005).

Qualora invece non si sia costretti a pagare subito l’oblazione, si deve considerare che passerà circa un anno prima che le ragionerie emettano i decreti per costringere a pagare.

Le stesse Ragionerie sono in attesa del parere di una Commissione presso il Mef. A quest’ultima spetterà il compito di stabilire i criteri generali di valutazione dei comportamenti di sospetto riciclaggio.

Fatto questo, il Ministero dovrà adottare specifici decreti che quantificheranno le sanzioni.

 

 

 

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