Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Ludovico Abbaticchio, presidente nazionale del Sindacato Medici Italiani

Gentile Direttore,

tutte le istituzioni devono essere aperte ad una visione dell’assistenza medica che non sottovaluti nel suo insieme i temi della integrazione sociale e sanitaria attraverso la tutela della salute pubblica. 

Il sistema pubblico dell’assistenza sanitaria in Italia è strategico e non deve essere smantellato da processi distorsivi che vedono nel privato e nelle assicurazioni private e nel così detto “regionalismo differenziato” una sua lenta sostituzione. 

In molte regioni italiane l’aziendalizzazione delle ASL e di alcune unità ospedaliere-universitarie ha portato a gravi storture compresa la corruzione, nel frattempo il malato con le sue sofferenze e patologie diventava e diventa “un costo ed una spesa” grazie anche ai ricoveri ospedalieri impropri e a prescrizioni farmaceutiche e specialistiche spesso inutili ed indotte anche da flussi sanitari privati e/o pubblici nei quali molti medici non sono esenti da responsabilità. Molti ospedali sono ormai inutili nel territorio italiano e spesso pericolosi non solo per l’attività professionale degli operatori sanitari, ma in particolare per i pazienti. Ospedali così pericolosi ormai devono essere chiusi! Alla loro chiusura deve corrispondere il rafforzamento della funzione della medicina territoriale e l’integrazione Socio-Sanitaria  utilizzando finanziamenti condivisi tra i comuni e le ASL in particolare per le popolazioni in povertà. 

Se enti locali ed aziende sanitarie individuassero nei loro bilanci fondi vincolati sul progetto “Medicina Territoriale” con premialità finanziarie riconosciute dal governo nazionale, potremmo meglio riqualificare le strutture anche in senso dell’edilizia sanitaria. Potremmo, altresì, migliorare l’assistenza domiciliare ai malati cronici e garantire l’h24 per la medicina di emergenza/urgenza.
Abbiamo, necessità di una nuova visione dell’assistenza pubblica sanitaria e di una veloce e pronta programmazione qualificata che porti l’aumento del numero dei professionisti medici che devono essere sempre più ben formati ed anche ben retribuiti.

Puntiamo, per questo, ad una sanità pubblica giusta, accessibile, non inquinata da un privato clandestino che serpeggia all’interno di essa. 

Bisogna individuare, seriamente, percorsi di finanziamento e di rigenerazione di strutture ospedaliere pubbliche da chiudere attraverso accordi di programma con gli enti locali e le Regioni per aumentare l’offerta dei servizi riducendo  ad esempio le liste di attesa attraverso una medicina territoriale più europea e moderna a garanzia dei nostri cittadini, offrendo, ad esempio, prestazioni specialistiche nelle ore pomeridiane fino alle 22 .00 sia in ospedale che nei distretti sanitari. 

Occorrono meno visite specialistiche negli ospedali se non in integrazione con le funzioni stesse collegate alla degenza del paziente, sia esso in regime di ricovero che in quello di dimissione e successive a visita di controllo, centralizzandole prenotazioni con i CUP .Migliorare la collaborazione della medicina generale di gruppo o associativa attraverso il personale amministrativo che opera con il MMG nelle attività di assistenza quotidiana creando sistemi integrati con la ASL per le prenotazioni dirette per l’assistito. 

Potenziare la fase di immissione di terapie innovative come quella dell’eradicazione dell’epatite C e di altre che si stanno affacciando nell’universo mondo anche nelle cure oncologiche, attraverso una revisione della governance farmaceutica e una radicale e potente riforma del prontuario farmaceutico del SSN. Tutto queste questioni devono essere affrontare in sintonia con una riforma fiscale che inglobi tutto ciò che riguarda l’assistenza sanitaria collegata al reddito ,salvaguardando gli esenti ticket per patologia e per povertà. Molto deve essere rivisto in sede legislativa parlamentare e al tavolo degli accordi collettivi nazionali (ACN). Occorre un piano di assunzioni a medio e lungo termine, aggiornando anche i corsi di laurea e di formazione, aumentando il numero degli iscritti all’università di medicina, investendo su politiche integrate di promozione della salute attraverso la scuola. Bisogna creare le condizioni ambientali dove il personale sanitario possa lavorare senza sovraccarico operativo, in serenità con scambi di competenze professionali ed in particolare in sicurezza. Il tema della sicurezza sul posto di lavoro per i medici vuol dire affrontare tutti i giorni il rischio di violenze e la donna medico ancora di più  esposta in questo contesto, è uno dei temi da risolvere con rapidità.  

Lo SMI è, storicamente, il sindacato di lotta e di proposta che rappresenta tutte le categorie professionali mediche sempre pronto a sedersi a tutti i tavoli nazionali, regionali ed aziendali per sostenere i diritti e i doveri del lavoro medico ma anche a lavorare per migliorare e rendere piu’ efficace e qualificato il Servizio Sanitario Nazionale attraverso la concertazione e il dialogo istituzionale. 

Ludovico Abbaticchio 

Presidente Nazionale dello SMI (Sindacato Medici Italiani)

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