L’obiettivo è il miglioramento dell’ assistenza sanitaria grazie a una rete ospedaliera più efficiente e allineata alle migliori pratiche

In Italia l’84% dei centri che operano tumori alla mammella non soddisfa lo standard; il 48% delle strutture che intervengono sugli infarti con Ptca non effettua i 250 interventi l’anno. E il 22,4% dei punti nascita è sotto la soglia dei 500 parti l’anno. Sono alcuni dei dati raccolti dall’attività di monitoraggio del Ministero della Salute mirata a fornire elementi utili all’allineamento dell’offerta ospedaliera alle migliori pratiche sanitarie. Un piano di monitoraggio moderno, basato sui flussi informativi, che punta a migliorare l’ assistenza sanitaria grazie a una rete ospedaliera più razionale ed efficiente.

Con tale strumento viene data la possibilità alle Regioni di valutare la propria produttività e le performance di ogni struttura sanitaria. L’obiettivo è un miglioramento che abbracci tutta l’offerta ospedaliera andando in particolare a rafforzare i poli specializzati su patologie e cure a maggior impatto sociale.

Il Ministero consolida, quindi, il ruolo di programmatore attento e informato insito nella propria mission di indirizzo e verifica, in sinergia con le Regioni.

Le indicazioni prendono spunto da un’attenta verifica delle performance raggiunte. Sulla base di quanto previsto dal DM 70/2015 “Regolamento degli standard ospedalieri”, infatti, è stato istituito un processo di monitoraggio capillare e di verifica costante. L’oggetto è l’efficienza di Aziende Ospedaliere, Aziende Ospedaliere Universitarie, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), Strutture private accreditate.

Il meccanismo di valutazione e le informazioni raccolte consentono di rilevare e valutare le performance delle strutture ospedaliere al livello del singolo reparto. I dati sono stati vagliati sulla base di criteri oggettivi validati dalla comunità scientifica, prendendo in considerazione le specificità del territorio e della popolazione.

A ogni Regione, sono segnalate eventuali anomalie del singolo reparto: sottodimensionamento, target non raggiunti, sovrapposizioni con altre realtà limitrofe, necessità di riconversione. Al tempo stesso viene indicato l’obiettivo da raggiungere.

Per il Ministro Beatrice Lorenzin siamo di fronte a un “nuovo modello di governance” che orienta le proprie decisioni sulla base di evidenze misurabili. Un sistema che tende “a valorizzare chi è capace di creare valore per i pazienti”.

I dati raccolti denunciano piccole e grandi anomalie.

Alcuni esempi. Molti punti nascita non raggiungono il target dei 500 parti, soglia sotto la quale i criteri di qualità e sicurezza dell’ assistenza sanitaria risultano meno garantiti. Senza contare che a livello regionale si registrano percentuali variabili di parti cesarei, che vanno dal 20% al 59%.

Per quanto riguarda il trattamento dell’infarto miocardico, alcuni reparti specializzati (emodinamiche) praticano poche decine di interventi. E’ assodato, invece, che in caso di Infarto Miocardico Acuto, nelle realtà che effettuano oltre 250 interventi l’anno cresce l’efficacia dell’Angioplastica Coronarica Transluminale Percutanea).

Analogamente, si registrano dimissioni da discipline che effettuano meno di 150 primi interventi su tumori della mammella incidenti. Al proposito numerosi studi dimostrano la correlazione tra il volume delle prestazioni annue realizzate in un reparto ed esito finale delle operazioni.

In tutte queste strutture sanitarie sottodimensionate, dunque, si riscontrano due problemi: le cure sono più costose per il SSN e, soprattutto, possono mostrare una minore qualità.

 

 

 

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