Incremento del 36% di lavoratori irregolari in Italia. E con l’ aumento del lavoro nero, l’ispettorato annuncia nuovi controlli anche per i lavoratori

Nel 2017 si è registrato un notevole aumento del lavoro nero, con almeno un 36% di lavoratori irregolari. Quelli completamente in nero ammontano invece a 48mila. Questi i risultati dell’attività di vigilanza condotta dall’Ispettorato nazionale del lavoro.

Su circa 160mila aziende ispezionate, infatti, 252mila sono risultati i lavoratori non in regola, di cui 103mila “irregolari”.

Secondo il ministro del lavoro Poletti, occorrono azioni al fine di qualificare l’attività di vigilanza anche “attraverso un rafforzamento della capacità di intervento”.

Per questo ha detto Poletti “ci siamo attivati, in linea con quanto previsto in legge di bilancio in tema di lavoro nella pubblica amministrazione, per richiedere l’assunzione di 150 nuovi ispettori”.

Ma la vera novità, adesso, è che le sanzioni potrebbero riguardare anche i lavoratori.

Dal ministero ricordano, infatti, che anche il lavoratore in nero, pur essendo l’anello debole della catena, può rischiare molto.

Quando? Se, ad esempio, se lo stesso ha dichiarato alle autorità competenti il proprio stato di disoccupazione o, addirittura, percepisca apposita indennità.

Le autorità che effettuano i controlli, infatti, hanno l’obbligo di segnalare il lavoratore occupato in nero alla Procura della Repubblica.

E se emerge che il dipendente ha reso all’Inps o al Centro per l’Impiego la dichiarazione sul proprio status di disoccupato, il rischio è una condanna.

Il reato per cui si può venire incriminati è “Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico” ex art. 483 del codice penale (che comporta la pena della reclusione fino a due anni).

Se poi, il lavoratore in nero, abbia percepito anche l’indennità di disoccupazione o altri ammortizzatori sociali, il rischio aumento. Si può vedersi addebitata l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ex art. 316-ter c.p., che può comportare il carcere (fino a 3 anni) o la multa fino a 25.822 euro.

Almeno laddove la somma indebitamente percepita sia inferiore a 3.999,96 euro.

Non solo. Lo stesso decade dai benefici e può andare incontro alla restituzione delle somme percepite da parte dell’Inps o di altro ente oltre al risarcimento del danno.

 

 

 

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