Il Sindacato Medici Italiano lancia una petizione chiedendo il rinvio del voto parlamentare sul sistema di autonomia differenziata per le Regioni

Rinviare la scelta di votare tra pochi giorni in Parlamento la cosiddetta autonomia differenziata. Questo l’obiettivo di una petizione promossa dal Sindacato Medici Italiani e disponibile su Change.org. I destinatari sono il Premier Giuseppe Conte, il Ministro per  gli Affari Regionali e le autonomie, Erika Stefani e il Ministro della Salute, Giulia Grillo. Una lettera aperta, inoltre, verrà inviata  ai  deputati e ai senatori  di tutti i gruppi politici.

L’iniziativa parte dei medici di famiglia e dai pediatri, dagli specialisti ambulatoriali, da quelli dell’emergenza territoriale, dalle ex guardie mediche e dalla dirigenza sanitaria.

Per il Sindacato occorre, invece, “aprire nel Paese un dibattito partecipato con le professioni mediche, con quelle sanitarie, con le associazioni dei malati, con le istituzioni per continuare ad assicurare il carattere di universalità all’assistenza medica e sanitaria in tutta Italia”.

Lo SMI – si legge in una nota – si mobilita nel Paese per raccogliere migliaia di firme affinché il  regionalismo differenziato “non rappresenti la pietra tombale del SSN”.

Il sistema prevede che ulteriori materie legislative (sanità, istruzione, tutela dell’ambiente, ecc.)  vengano date in esclusiva gestione alle regioni, sottraendole alla gestione congiunta dello Stato.

In particolare l’allarme dello SMI riguarda la possibilità per le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna di rimuovere i vincoli di spesa relativi alle politiche di gestione del personale dipendente convenzionato o accreditato. “Avranno mano libera in materia di accesso alle scuole  nazionali di specializzazione e potranno stipulare specifici accordi con le università presenti sul territorio regionale. Potranno, inoltre, redigere contratti a tempo determinato di specializzazione lavoro per medici, alternativi al percorso delle scuole nazionali di specializzazione”.

“In questo modo – avverte il Sindacato –  il Servizio Sanitario Nazionale abbondonerà il suo carattere omogeneo e sarà trasformato in una somma di servizi sanitari regionali”.

 

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