Esistono diversi metodi per scoprire se un assegno circolare è falso, ma sicuramente il più efficace tra quelli in uso è il bene emissione

Tra i diversi metodi per scoprire se un assegno circolare è falso, il più utile è sicuramente il bene emissione.
Quando si dubita della genuinità di un assegno circolare, infatti, occorre prima di tutto verificare che questo sia stato correttamente compilato in ogni sua parte.
Esiste tuttavia uno strumento attraverso il quale si possono ottenere maggiori certezze e questo è proprio il bene emissione.

Cos’è il bene emissione?

Il bene emissione è una prassi bancaria in virtù della quale la banca correntista del beneficiario di un assegno circolare, informandosi presso la banca emittente, conferma al cliente la validità dell’assegno stesso.
Grazie al bene emissione è quindi possibile ottenere dalla banca emittente la certezza sull’effettiva esistenza ed emissione dell’assegno.
Il bene emissione, tuttavia, si differenzia in modo sostanziale da altri strumenti come dichiarazioni, conferma, visto, eccetera.
Questo in quanto non è contenuto nel titolo, non è disciplinato dalla legge sugli assegni e consiste in una mera assunzione di informazioni che non si traduce in una obbligazione di natura cartolare.

Esso riguarda proprio la regolarità formale di un assegno circolare, a differenza, ad esempio, del bene fondi.

Una volta che la banca fornisce l’informazione sull’assegno circolare, la stessa non può essere inesatta (cfr. Cass. n. 24084/2008).
Laddove si riveli tale, la banca potrebbe però essere tenuta al risarcimento del danno (cfr. Cass., n. 10492/2001).
Di recente è stata affermata la responsabilità della banca negoziatrice di un assegno circolare verso il proprio cliente, beneficiario del titolo, per il mancato pagamento dello stesso. A stabilirlo è stata una sentenza del Tribunale di Verona del 2012.
In quel caso, la banca, su richiesta scritta del cliente, aveva confermato al telefono il bene emissione dell’assegno circolare, previa verifica telefonica con la banca emittente.
Secondo il giudice, l’istituto non è stato diligente nell’adempimento dell’obbligo che si è sostanziato in una mera richiesta telefonica alla banca emittente. Il danno è stato liquidato nell’ammontare dell’assegno, oltre rivalutazione e interessi.

Ma ci sono anche altri esempi che confermano come il bene emissione sia lo strumento migliore per verificare la veridicità di un assegno circolare.

Ad esempio, nella giurisprudenza dell’Arbitro bancario e finanziario, altre due sentenze (Abf n. 2965/2012; Abf n. 3009/2012) lo confermano. In esse si rinviene l’accoglimento di una richiesta di risarcimento in via extracontrattuale da parte del beneficiario di un assegno circolare, successivamente rivelatosi falso, nei confronti della banca emittente.
Ciò è avvenuto sulla base della circostanza che il bene emissione rappresenta una garanzia immediata che la banca onorerà il suo impegno e rappresenta fonte di un giustificato affidamento per il prenditore.
 
 
 
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