I parenti di una bimba morta a tre mesi lamentano la mancata esecuzione di un taglio cesareo che forse avrebbe potuto evitare l’anossia cerebrale che avrebbe portato la piccola al decesso
Le sarebbero stati fatali alcuni errori commessi dal personale sanitario durante il parto. E’ la tragica storia di una bimba morta a tre mesi, forse per le conseguenze di una anossia cerebrale diagnosticata subito dopo la nascita.
La vicenda risale al 2017. La mamma, secondo la testimonianza riportata dal Tirreno, racconta di essere arrivata in Ospedale a Pisa la notte tra il 10 e l’11 marzo. Le si era rotto il sacco. Le contrazioni erano iniziate verso le 4 del mattino.
Solo a distanza di 12 ore, alle 17,15 ci sarebbe stato tuttavia un nuovo controllo che avrebbe evidenziato una dilatazione di 7 cm. Dopo un’attesa così lunga, quindi, il personale sanitario avrebbe deciso di indurre il parto con la manovra di Kristeller, ma il feto sarebbe andato in sofferenza.
La famiglia lamenta, in particolare, la mancata esecuzione di un taglio cesareo che forse avrebbe potuto scongiurare l’accaduto.
L’anatomopatologo che ha effettuato l’autopsia, nella sua relazione, avrebbe confermato che la bambina non aveva alcuna malformazione certificando l’asfissia neonatale grave. Tali conclusioni sarebbero state confermate anche dal medico legale e dalla consulente della parte offesa: la bambina, quindi, avrebbe sofferto durante il parto.
Al momento i genitori, entrambi originari della provincia di Pisa, non ha presentato una denuncia penale. Tuttavia, hanno intrapreso una battaglia civile contro la Asl per ottenere il risarcimento del danno. La pretesa potrebbe essere molto consistente dal momento che sarebbero parti in causa sia i genitori che i nonni.
In Tribunale, sempre secondo quanto riportato dal Tirreno, è giunta la richiesta di svolgimento di un Accertamento tecnico preventivo. Il giuramento del CTU è previsto a novembre.
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