Le maggiori società scientifiche di chirurgia denunciano un allarmante abbassamento della qualità dei bisturi forniti alle strutture negli ultimi periodi con conseguente aumento della difficoltà, delle possibili complicazioni post intervento e delle infezioni.

Come è facile comprendere, una notizia del genere è in grado di gettare nello sconforto non solo i chirurghi stessi, ma anche i direttori sanitari, gli assessori regionali, i burocrati statali, il Ministro della Salute, il Capo del Governo e,  soprattutto, i pazienti stessi che da quei bisturi sono segnati, aperti, violati.

Ho continuato a cercare fra le notizie una qualche reazione, il nome della azienda colpevole di aver fornito materiale difforme, più scadente di quello ordinato, ho cercato commenti indignati, aperture di indagine e tutto ciò che ci si aspetta di leggere quando uno Stato viene truffato dal fornitore di turno che crede di poter aggirare le regole e i controlli del nostro Ministero della Salute.

Ma, si sa, quando ti metti a cercare alla fine rischi di trovare qualcosa e non sempre quello che trovi è un tesoro. Così, contrariamente ad ogni mio pensiero, ho scoperto che sono le stesse aziende sanitarie, per rispettare i paletti di spesa imposti dalle Regioni ed a queste ultime dal Min. Salute, a procedere a gare di acquisto con la formula del miglior ribasso il che, tradotto, significa che vince la gara chi offre la fornitura al prezzo più basso.

Sul punto, il Ministero dice che vi sono grandi novità in vista, che si istituiranno dei centri di acquisto unificati e che, ma l’affermazione è sconfessata dalla realtà, comunque è la qualità oltre al prezzo a guidare le scelte. Orbene, ma cosa significa avere per un medico e per una struttura sanitaria avere dei bisturi scadenti? Significa che i tagli saranno meno precisi, che le cicatrici saranno meno regolari, che le infezioni saranno più frequenti, che i pazienti non solo avranno una qualità operativa peggiore con ricadute dirette sul loro recupero fisico e sulla loro salute, ma, e di questo non v’è dubbio, anche che gli stessi pazienti promuoveranno più cause contro i medici che li operano.

Ed ecco che, come sempre più spesso accade nel nostro Paese (vedi articolo sul medico di pronto soccorso), il medico andrà a pagare colpe non sue, assumendosi sulle sue spalle il peso di ulteriori giudizi, di ulteriori, costi, di ulteriore stress e preoccupazioni. D’altronde il chirurgo non ha scelta, non può umanamente oltre che per legge, rifiutarsi di curare, di operare, di svolgere il proprio lavoro. Non può incrociare le braccia in attesa che qualcuno gli fornisca un attrezzo adeguato e, come sempre, rischierà di pagare per colpe non sue poiché, è un concetto che mi piace ricordare sempre, a “metterci la faccia”, non è chi firma le delibere di acquisto di materiale scadente, ma chi ogni santo giorno varca le soglie delle sale operatorie.

Ma, contrariamente a moltissimi altri casi, se quanto detto si concretizzerà (il che è certo se non si ricomincia a badare alla qualità anziché al portafoglio) non si potrà dare la colpa a pazienti maliziosi o ad avvocati e consulenti senza scrupoli, questa volta, amara considerazione almeno per chi scrive, a dare un ulteriore colpo al medico chirurgo sarà stato il “fuoco amico” lasciato partire da chi dovrebbe invece proteggerlo.

                                                                                              Avv. Gianluca Mari

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