Tra le priorità per far fronte alla carenza di specialisti nel nostro Paese la Federazione indica l’aumento degli accessi al corso di medicina generale. No al task shifting

Aumentare le borse per le specializzazioni e gli accessi al corso di medicina generale utilizzando i quaranta milioni di euro individuati dagli obiettivi di piano. Accogliere la proposta, già avanzata dall’Anaao, di far operare negli ospedali gli iscritti all’ultimo anno di specializzazione. Avviare con urgenza la gestione della cronicità, secondo il Piano nazionale. Il tutto potenziando il territorio e consentendo, tramite contrattazione collettiva, ai medici di medicina generale di offrire negli ambulatori prestazioni diagnostiche di primo livello. Sono queste le possibili soluzioni proposte dalla FNOMCeO per far fronte alla carenza di specialisti nel Servizio sanitario Nazionale. Le ha illustrate il Segretario, Roberto Monaco, in occasione di un convegno della Fiaso su “Politiche del personale e modelli organizzativi”.

Nel corso dell’incontro la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere ha presentato una ricerca dai dati allarmanti. Nei prossimi 5 anni, saranno infatti 11.800 gli specialisti che, nel pubblico, mancheranno all’appello. Si tratta in prevalenza di epidemiologi, patologi clinici, internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori. E anche in caso di uno sblocco completo del turn-over, non ci saranno abbastanza specialisti per sostituire i 54mila medici che andranno in pensione.

“Tanti colleghi – ha affermato Monaco – stanno lasciando il Servizio sanitario nazionale anche prima del pensionamento, che comunque avviene in età sempre più avanzata”.

L’unica soluzione possibile, secondo il Segretario FNOMCeO, è di tipo sistemico, favorendo un maggiore accesso al corso di Medicina Generale.

“Se infatti ogni anno si laureano 8000 medici e i posti nelle scuole sono 7000, restano fuori mille colleghi”. Questi però si sommano a quelli rimasti esclusi negli anni precedenti, e “vanno ad alimentare in maniera esponenziale il limbo degli inoccupati”.

Per la Federazione dei medici occorre mettere in atto anche soluzioni concrete per far fronte all’emergenza. Inoltre ci sarebbe poi un terzo versante, quello etico, che coincide con la reputazione del Servizio sanitario nazionale.

“I professionisti – ha concluso Monaco – se ne vanno quando sono demotivati, quando vedono che le cose non funzionano. Non si può risparmiare sulla pelle dei professionisti. A farne le spese sarebbe l’intero Servizio Sanitario Nazionale e, in primis, i cittadini, soprattutto quelli che non possono permettersi di pagare le cure. Il Servizio Sanitario Nazionale deve generare equità, non essere fonte di disuguaglianze”.

Dalla Federazione, invece, arriva un secco no a ogni forma di task shifting, ovvero di trasferimento di competenze ad altri professionisti sanitari. Questa soluzione finirebbe infatti per abbassare la qualità dell’assistenza.

 

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