Uno studio dell’Associazione evidenzia quali saranno le discipline in cui al 2025 si manifesterà la maggiore carenza nelle dotazioni organiche di specialisti

“Le condizioni di lavoro nei reparti ospedalieri e nei servizi territoriali stanno rapidamente degradando. Il blocco del turnover, introdotto con la Legge n. 296 del 2006, ha determinato, una carenza nelle dotazioni organiche di circa 10 mila medici. I piani di lavoro, i turni di guardia e di reperibilità vengono coperti con crescenti difficoltà. Una volta occupate le varie caselle si incrociano le dita sperando che nessuno si ammali buttando all’aria il complicato puzzle che bisogna comporre ogni mese”.

Sono le conclusioni di uno studio condotto dall’Anaao Assomed che effettua delle proiezioni sulle specialità carenti al 2025. Per l’Associazione, la mancanza di medici specialisti all’interno del SSN e l’accelerazione del loro pensionamento sono realtà che stanno rapidamente assumendo i contorni di una vera emergenza nazionale. Vanno pertanto posti correttivi rapidi ed adeguati per evitare il collasso del sistema stesso

Il lavoro è stato condotto incrociando la proiezione del numero di specialisti che, a programmazione invariata, potrebbero uscire dalle scuole universitarie nei prossimi otto anni, con una previsione dei possibili pensionamenti di specialisti attivi nel SSN al 2025. Si è stimato che solo il 75% degli specialisti formati scelga di lavorare per il SSN.

Proiettando al 2025 il numero di specialisti che potrebbero essere formati dalle scuole MIUR, considerato il numero totale di medici specialisti attivi nel SSN (105.310) e stimando i pensionamenti dal 2018 al 2025 in 52.500 unità (circa il 50% dell’attuale popolazione attiva), il risultato è una carenza di circa 16.500 specialisti.

A risentirne saranno molteplici discipline che andranno in deficit di specialisti, rischiando di impoverire la qualità dei servizi offerti dal SSN.

Per alcune di esse, in particolare, la carenza rispetto al numero di specialisti formati, sarà maggiore, andando a costituire un’emergenza già nel breve termine. In questa speciale classifica figurano, nello specifico, la medicina d’emergenza urgenza, la pediatria e la medicina interna. Seguono l’anestesia e la rianimazione, la chirurgia generale, la psichiatria e le malattie dell’apparato cardiovascolare. Chiudono la ‘top ten’, ginecologia e ostetricia, radiodiagnostica e ortopedia e traumatologia.

Il dati sono stati ottenuti combinando la stima di nuovi specialisti 2018-2025 entrati nelle scuole di specializzazione negli anni 2014-2021 ad invarianza di programmazione futura rispetto ai posti disponibili nell’anno accademico 2017/18 (6934 tra contratti nazionali e regionali), con le uscite previste nello stesso periodo. Sono stati inclusi Abbiamo incluso nel numero di pediatri mancante anche i pediatri di libera scelta.

“Va comunque sottolineato – sottolinea l’Anaao – come le ricadute delle stime da noi riportate siano da considerare alla luce dei fatti pregressi. Infatti, gli organici dei reparti ospedalieri e dei servizi territoriali, negli anni precedenti al 2018 considerato per il nostro censimento, hanno già sofferto il mancato turnover conseguente al vincolo nazionale della spesa per il personale a partire dal 2007. Pertanto, le nuove carenze andranno ad incidere su una condizione organizzativa fortemente degradata”.

 

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