L’operatore sanitario, in servizio presso l’ospedale di Carmagnola, avrebbe provocato la morte di un paziente attraverso la somministrazione di un farmaco ad azione calmante, senza alcuna prescrizione medica

Avrebbe arbitrariamente somministrato per via endovenosa un farmaco ad azione calmante provocando la morte di un paziente. E’ l’ipotesi accusatoria che pende su un infermiere in servizio presso l’ospedale di Carmagnola. L’uomo è indagato per omicidio aggravato.

L’inchiesta è coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti. L’attività investigativa, portata avanti dai carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni di Torino si è conclusa nelle scorse ore. I militari avrebbero “acclarato gravi e convergenti elementi di reità” nei confronti dell’operatore sanitario.

Gli accertamenti sono partiti, in seguito alla morte sospetta, nell’ottobre del 2015, di un 86enne ricoverato presso la struttura ospedaliera del torinese.

Le consulenze medico-scientifiche disposte dagli inquirenti avrebbero confermato i dubbi relativi al decesso. Nello specifico, come ricostruito dai consulenti, l’infermiere avrebbe somministrato al malcapitato un farmaco contenente midazolam, un principio attivo ad azione calmante. Il tutto senza alcuna prescrizione medica e in assenza di adeguate condizioni e modalità d’uso. L’azione del medicinale avrebbe determinato il decesso del paziente per insufficienza respiratoria.

Alla base della condotta del sanitario, secondo i carabinieri del Nas, vi sarebbe la “volontà di sedazione del paziente al fine di ridurre l’impegno professionale determinato dalla costante necessità di assistenza ed attenzione richieste dalle condizioni di salute, età e comportamento emotivo del malato”.

All’indagato sono attribuite, poi, ulteriori responsabilità e aggravanti. In particolare, avrebbe agito per motivi futili e abbietti e avrebbe, inoltre, ostacolato l’assistenza e il soccorso dell’anziano. In seguito alla crisi respiratoria, infatti, l’infermiere non avrebbe riferito al personale di rianimazione dell’avvenuta somministrazione del medicinale. L’effetto del farmaco, come specificato dai militari, avrebbe potuto essere “calmierato con un antidoto presente nel reparto e di pronto utilizzo”.

 

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