L’Ente previdenziale potrebbe fare propria la proposta dell’Aiga; soluzioni in vista anche per il mancato pagamento dei contributi prima della riforma del 2012

Il movimento di protesta, sorto soprattutto tra i giovani avvocati, contro l’obbligo di versare alla Cassa nazionale forense il contributo minimo integrativo potrebbe presto vedere accolte le proprie istanze. Durante un incontro svoltosi nei giorni scorsi tra l’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) e i vertici della dell’ente previdenziale degli avvocati, Cassa forense ha infatti annunciato l’intenzione di far propria la proposta di cancellare il contributo o, quanto meno, di ridurlo, lasciando solamente l’obbligatorietà dei contributi soggettivi e di maternità.
Il Comitato dei delegati, secondo quanto dichiarato dal presidente di Cassa forense, Nunzio Luciano,  in un’intervista rilasciata al quotidiano a Italia Oggi, starebbe studiando la soluzione più equa con l’obiettivo di agevolare gli iscritti, tenendo pur sempre conto della sostenibilità finanziaria.
Nel corso dell’incontro, inoltre, sono state affrontate anche altre questioni di natura previdenziale quali il problema della notifica delle cartelle esattoriali o degli avvisi di addebito per mancato pagamento dei contributi del fondo di gestione separata dell’Inps, antecedenti alla riforma del 2012 che ha previsto, per l’appunto, l’obbligo dell’iscrizione a Cassa forense per tutti i legali. A fronte dei chiarimenti chiesti dall’Aiga, l’Ente ha precisato di essere già al lavoro per risolvere la questione con il proposito di introdurre una normativa che consenta il cumulo e permetta di evitare la duplicazione del versamento contributivo.
I giovani avvocati hanno poi proposto il tema della rimodulazione del contributo soggettivo, secondo parametri che tengano conto del reddito dei legali. Cassa Forense, si è impegnata al riguardo a svolgere sia un monitoraggio della problematica sia uno studio attuariale che verifichi la fattibilità delle richieste dell’Aiga.
Il dialogo non è riuscito, invece, a sciogliere il nodo relativo  agli avvocati pensionati che continuano a svolgere la professione. Su tale questione, infatti, Cassa Forense, non ha condiviso la richiesta dell’Aiga di equiparare la contribuzione soggettiva di tale categoria a quella degli avvocati in attività.

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