Tra accuse di truffa,  minacce e schermaglie tra mmg e ospedalieri , i camici bianchi sottolineano le difficoltà a contrastare il fenomeno

Si apre un nuovo capitolo nell’inchiesta della maxi truffa sulla legge 104 in provincia di Agrigento. Negli scorsi mesi erano finite nel mirino degli investigatori circa cento persone che, con l’aiuto di false certificazioni emesse da medici, avevano usufruito senza averne diritto delle agevolazioni previste dalla legge 104 in materia di non autosufficienza e assistenza ai disabili. Nello specifico, l’inchiesta denominata ‘la carica dei 104’ aveva portato all’emissione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 19 persone (6 in carcere, 8 ai domiciliari e 5 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria).

Oggi si apprende che sarebbero finite nel registro degli indagati altre 250 persone; tra questa anche un centinaio di medici, oltre a insegnanti e impiegati cui viene contestato il reato di falso materiale e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale.

Quello di Agrigento è solo uno dei tanti casi che vedono coinvolti dei camici bianchi a cui viene contestato il rilascio ‘facile’ di certificati di malattia. Basti pensare, ad esempio, a quanto avvenuto a Roma la notte di Capodanno dello scorso anno quando 767 vigili urbani non si presentarono a lavoro marcando visita.

Sarebbero circa 110 milioni (78 milioni nel privato e 31,5 milioni nel pubblico), secondo i dati INPS, le giornate lavorative perse ogni anno. Nel privato il primato dei certificati di malattia spetta alla Lombardia (21% dei casi), mentre nella pubblica amministrazione la Regione in cui si registra il maggior assenteismo è il Lazio (14,4%).

Ma la categoria dei medici si difende. “Quando un paziente si presenta da me e mi dice che ha mal di testa, mal di stomaco o tutte le patologie in cui la sintomatologia è avvertibile solo dal paziente stesso, io medico come faccio a dimostrare il contrario?- afferma sulle pagine del Mattino Giuseppe Lavra, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, rimarcando peraltro come ormai la richiesta di pochi giorni sia da considerarsi alla stregua di un’autocertificazione, visto che al paziente basta telefonare al medico di famiglia, descrivergli i sintomi e andare a ritirare il certificato a studio, senza che quest’ultimo, a norma di legge,  possa rifiutarsi.  Del resto lo stesso Lavra ammette la difficoltà degli Ordini a sanzionare i comportamenti scorretti. “Possiamo farlo – sottolinea il presidente OMCeO della capitale – soltanto quando la cosa è comprovata”.

E non mancano i casi di camici bianchi che vengono addirittura minacciati dai pazienti per emettere certificati di una determinata durata. E’ quanto accaduto a Trento dove una donna, di fronte al rifiuto di un medico di famiglia di rilasciare una certificazione di 15 giorni di malattia, si è recata in ambulatorio assieme al compagno il quale, sbattendo i pugni sulla scrivania ha costretto il dottore impaurito a emettere il documento. La vicenda è finita davanti al Tribunale di Trento che ha ritenuto la paziente e il partner colpevoli del reato di  minaccia a pubblico ufficiale ai sensi dell’articolo 336 del codice penale.

Ma a volte  a complicarsi la vita ci pensano i medici stessi, rimpallandosi i pazienti come avviene tra medici di famiglia e medici ospedalieri; in particolare i mmg lamentano il fatto che spesso gli specialisti non rilascino i certificati, adducendo scuse varie. “Ci arrivano quotidianamente segnalazioni da tutta Italia di certificati di malattia, farmaci e accertamenti non prescritti direttamente dagli specialisti come è chiaramente normato ed indicato nelle disposizioni vigenti” afferma Angelo Testa, presidente nazionale dello Snami, annunciando, da ora in avanti, tolleranza zero e minacciando azioni legali “nei confronti di chi continua con arroganza a disattendere le regole in tema di ricettazione diretta”, oltre a pretendere dagli Ordini dei Medici provinciali “sanzioni per gli iscritti che violano palesemente il codice deontologico costringendo di fatto  il medico di famiglia a fare  lo scribacchino”.

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