Per l’Associazione la Costituzione italiana obbliga le istituzioni alla tutela della salute dei propri cittadini e dei minori in particolare, ovunque, anche nelle sedi più difficili

Spostare verso le politiche populistiche anche temi rilevanti come il rischio clinico può risultare estremamente pericoloso. E’ la posizione dell’Anaao Assomed rispetto alle reazioni nei confronti riorganizzazione dei servizi neonatali che prevede la chiusura dei punti nascita che effettuano meno di 500 parti l’anno. In Sardegna, in particolare, la decisione della Regione di porre fine all’attività dell’unico punto nascita de La Maddalena, un struttura con una media di 60-70 parti l’anno, ha provocato la protesta delle mamme dell’isola, che “da mamme a mamma” si sono rivolte appellate nei giorni scorsi direttamente al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
Ma per l’Associazione dei medici e dirigenti del Ssn “l’Italia ha sull’argomento, forse in modo inaspettato, una normativa di assoluta garanzia a tutela della salute del nascituro (che non può decidere dove nascere) e della sua mamma”. Un punto nascita deve avere almeno una guardia h24 del ginecologo, del pediatra, di due ostetriche, dell’anestesista oltre ad una radiologia, un laboratorio ed una adeguata dotazione tecnologica corredata da personale esperto in grado di utilizzarla.
“Qualora una Regione – sottolinea l’Anaao – decidesse di sostenere una tale dotazione di risorse per sedi con volumi di attività così limitati e ammesso di trovare i 7-8 pediatri, 10 ginecologi e tutto il resto di specialisti disposti a vivere nella bellissima isola sarda, garantire a tutti, a fronte di una casistica inesistente, il mantenimento delle capacità professionali nel tempo sarebbe impossibile. Gli eventuali casi di rianimazione neonatale, emorragie post partum o distacchi di placenta, sarebbero gravati inevitabilmente da un tasso di esiti negativi inaccettabile”.
“Le mamme de La Maddalena – prosegue il Sindacato – dovrebbero protestare con tutta la loro energia qualora un improvvido Assessore pretendesse di obbligarle a partorire in condizioni di insicurezza laddove l’unica speranza è che “vada tutto bene”. Esigere il trasporto per tempo in sedi appropriate dove essere ospitate e poter dare alla luce con la massima sicurezza possibile il proprio bambino, è un diritto che ogni madre a padre devono pretendere per i loro figli. Seguire la scia di guerre di campanile su questioni così delicate e scientificamente non contrattabili non è accettabile. La Costituzione italiana obbliga le istituzioni alla tutela della salute dei propri cittadini e dei minori in particolare, ovunque, anche nelle sedi più difficili. Su questi temi non si possono accettare compromessi”.

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