L’iniziativa dei dipendenti de ‘La Quiete’ di Varese mira a sensibilizzare l’opinione pubblica circa il destino di struttura personale nella speranza che si trovi un acquirente per l’immobile che garantisca la continuità del servizio

E’ una forma di mobilitazione singolare quella messa in atto dai lavoratori della clinica ‘La Quiete’ di Varese, la più antica tra le private della città. La struttura è a rischio chiusura dopo che il Tribunale cittadino ha reso esecutivo lo sfratto. La clinica, infatti, pur lavorando e avendo clienti, è rimasta coinvolta in una disputa sulla proprietà dell’immobile, che fa parte di un fallimento con un procedimento penale in corso.
I dipendenti – una sessantina tra medici, infermieri e tecnici, che negli ultimi mesi sono stati pagati a singhiozzo e che con lo sfratto rischiano di rimanere inoccupati – hanno deciso di mettere in campo una protesta ‘atipica’; anziché incrociare le braccia hanno messo a disposizione gratuitamente le proprie prestazioni a favore della cittadinanza, oltre a garantire il regolare servizio.
L’iniziativa, nata con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica circa la situazione in cui versa la struttura, ha avuto uno straordinario successo. Nella settimana tra il 9 e il 15 gennaio sono state svolte 14 visite pediatriche, 16 moc osteoporosi, 10 tecar antalgiche, 45 screening filo e audiometrici, 14 visite di prevenzione; il tutto senza che i beneficiari abbiano versato un solo euro. Le visite sono state effettuate fuori dall’orario di servizio e il personale è stato affiancato anche da liberi professionisti volontari.
Intanto l’apposizione dei sigilli, prevista per il 9 gennaio, è slittata al 20 gennaio. L’ufficiale giudiziario, infatti ha constatato sul posto che chiudendo subito la clinica si recherebbe un danno all’utenza essendoci visite prenotate e servizi in corso. Nel frattempo si spera di trovare una soluzione. Dopo le prime due aste andate deserte l’immobile sarà nuovamente battuto a metà marzo con una base di prezzo che scenderà a 8 milioni di euro. La speranza è quella che qualcuno si faccia avanti per acquistare le mura della struttura e garantire la continuità del servizio. Attualmente sembra esserci un forte interesse da parte di una cooperativa con sede nel Lazio ma serve un’offerta concreta.

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