La colpa del medico la deve dimostrare il paziente danneggiato? Lo chiarisce la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26517/2017.

Secondo la Cassazione, non è il paziente a dover dimostrare la colpa del medico ma è quest’ultimo che deve provare di aver tenuto una condotta diligente. Lo chiarisce con la sentenza n. 26517/2017.

Il fatto

Gli eredi di un uomo morto a causa di una malattia hanno agito in giudizio nei confronti del medico che lo aveva in cura.
Secondo gli eredi, in particolare, il medico in questione avrebbe tenuto una condotta “imperita e negligente”. In particolare accusavano il medico di non aver tempestivamente diagnosticato la malattia che aveva portato alla morte del loro congiunto, che avrebbe potuto essere curata “più prontamente e più efficacemente”.
Il medico era stato condannato dal Tribunale di Viterbo, e la sentenza era stata confermata anche dalla Corte d’appello. Secondo quest’ultima, “la storia clinica del paziente e i sintomi da questi presentati, al momento della prima visita” eseguita dal medico, avrebbero dovuto indurre quest’ultimo almeno a sospettare la possibile esistenza della malattia che aveva portato alla morte del paziente e “a disporre quindi esami più approfonditi”.
Così il medico si è rivolto in Cassazione.

La sentenza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha così confermato la sentenza di condanna nei confronti del medico.
Osservava la Cassazione, infatti, che la Corte d’appello aveva, del tutto adeguatamente “esaminato il problema del nesso di causa tra la condotta ascritta al convenuto, e la morte del paziente”.
“L’esecuzione di un esame istologico (se fosse stato disposto dal convenuto) avrebbe permesso di accertare l’esistenza della malattia molto prima di quanto effettivamente avvenuto”.
Inoltre,“l’eventuale concorso anche maggioritario dei medici successivamente intervenuti non potrebbe comportare alcuna riduzione dell’obbligo risarcitorio dell’appellante”, in applicazione di quanto previsto dall’art. 2055 c.c.

Colpa del medico, non è il paziente a doverla dimostrare

La Cassazione, inoltre, precisava che, in tema di responsabilità medica, non è il paziente a dover dimostrare la colpa del medico ma è quest’ultimo che deve provare di aver tenuto una condotta diligente.
 
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