Una ricerca realizzata da Fimmg e Politecnico di Milano evidenzia la condivisione telematica di documenti con pazienti e colleghi da parte  di oltre il 50% dei medici di famiglia

I medici di famiglia utilizzano sempre di più la condivisione telematica di documenti clinico- assistenziali. È quanto emerge da un ricerca realizzata su 600 mmg. Il lavoro è frutto della collaborazione tra Centro Studi FIMMG e Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, con il sostegno di Doxapharma.

Il 55% del campione afferma di inviare e ricevere telematicamente informazioni clinico-assistenziali dei pazienti, anche se solo il 19% riferisce di partecipare a PDTA condivisi. Tali cifre non tengono conto dei dati inoltrati attraverso la normale attività prescrittiva (ricette dematerializzate).

Il 69% dei medici si dichiara interessato a utilizzare uno strumento informatico per definire un Piano Assistenziale Individualizzato (PAI), usato al momento solo dal 9%.

Perplessità emergono sull’ipotesi di essere coinvolti direttamente nella prenotazione delle prestazioni, ritenuta praticabile dal 63% dei medici, solo ad alcune condizioni: disponibilità di personale di studio dedicato, massima rapidità nell’automatismo informatico della proposta dell’appuntamento, valorizzazione economica del compito, sono le condizioni più frequentemente riportate.

La condivisione telematica con i pazienti viene svolta utilizzando sempre di più i mezzi che nella vita di tutti i giorni servono per comunicare: l’uso di WhatsApp, in particolare, appare in continua crescita ed è usato dal 63% dei medici del campione (53% nel 2017).

“L’indagine evidenzia ancora una volta la tendenza della MG, forse più di altri settori del mondo sanitario, ad allinearsi con le evoluzioni dell’ICT”. Ad affermarlo è Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della FIMMG. “E questo avviene a fronte di competenze digitali che i medici stessi ritengono di non possedere su livelli elevati. Uno dei rischi maggiori, in questo momento, è che il MMG venga trascinato, nella rincorsa di adeguamento a questi processi, in situazioni di difficoltà nella relazione con il paziente, anche alla luce degli aggiornamenti sugli obblighi nella tutela della privacy.”

A questo proposito il 61% del campione ritiene rilevante la minaccia di un attacco informatico. Il 50% ha il timore che i dati dei propri pazienti possano, in qualche modo, essere sottratti.

“L’utilizzo di strumenti digitali per comunicare con i propri pazienti è un segnale positivo di come i medici stiano sempre più acquisendo consapevolezza sull’importanza del digitale, che consente di rendere più veloce ed efficace lo scambio di informazioni – osserva Chiara Sgarbossa, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Si parla tuttavia di strumenti basilari, che spesso non necessitano di formazione specifica né di un cambiamento profondo a livello culturale. È importante, invece, che i medici siano sempre più attenti alla propria formazione rispetto alle competenze digitali necessarie allo sviluppo di nuovi progetti di innovazione digitale utili a migliorare i processi e i servizi sanitari”.

 

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