Il prolungamento dello stato di emergenza fino al 2020 consentirebbe di completare tutte le opere acquedottistiche previste per far fronte alla contaminazione da Pfas delle falde idriche nelle province di Vicenza, Verona e Padova

Proroga di un anno dello stato di emergenza relativamente alla contaminazione da PFAS delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova. E’ quanto richiesto al Governo dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia
Un anno fa il Consiglio dei Ministri con Deliberazione aveva decretato, infatti, lo stato di emergenza, fissandone la scadenza al 21 marzo 2019. Il 28 maggio 2018 il Capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile aveva nominato un Commissario delegato, attribuendone il ruolo all’allora direttore generale dell’ARPAV.  Questi aveva provveduto, quindi, alla stesura di un Piano di interventi emergenziali prevedendo opere per un valore pari ai 56,8 milioni di euro.

Il documento era stato approvato a dicembre 2018 dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile.

Conseguentemente erano state avviate, di concerto con gli enti coinvolti, le opere di progettazione delle infrastrutture acquedottistiche necessarie ad interconnettere gli acquedotti contaminati con fonti idropotabili di buona qualità presenti in altre aree del Veneto.
La richiesta di proroga dello stato di emergenza fino al 2020, inviata da Zaia al Premier Conte e al Capo del Dipartimento di Protezione Civile Angelo Borrelli, ha l’obiettivo di permettere di completare tutte le opere acquedottistiche previste. Data la complessità degli interventi, la proroga permetterebbe, infatti – si legge in una nota della Regione – “di poter disporre del tempo necessario per l’avvio di tutte le opere garantendo un flusso costante di informazioni e un aggiornamento costante sullo stato di attuazione direttamente con il Dipartimento di Protezione Civile”. Il tutto a maggior tutela delle comunità e dei territori coinvolti dalla contaminazione.
 
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