Ancora una sentenza di Corte di Appello di Giudici che sembrano vivere su di un altro pianeta: anni persi e paziente…affondata!

La Corte di Appello ormai non mi stupisce più! Sempre più frequentemente leggo sentenze che hanno dell’assurdo e buttano nel cestino 20 anni di giurisprudenza consolidata in tema di responsabilità sanitaria.

Il caso tratta di una giovane paziente che da ragazza lesionò il legamento crociato anteriore del ginocchio che venne sostituito, all’epoca, da un neo legamento artificiale in Dacron mal impiantato e poi revisionato. Successivamente, a motivo della instabilità del ginocchio andò incontro ad una medio-grave condropatia del compartimento mediale e laterale, per il qual motivo i medici le consigliarono di impiantera una protesi mono-compartimentale mediale che, comtroindicata, non funzionò e che ridusse la paziente a deambulare con due bastoni e per pochi tratti per quasi tre anni dopo di che tale protesi le fu sostituita con una protesi totale che migliorò di gran lunga la deambulazione.

Sia in primo grado che in secondo grado, i due consulenti fenomeni, negando l’evidenza, conclusero che si trattasse non di errore medico, ma di una sindrome dolorosa che è complicanza, infrequente, ma prevedibile ed inevitabile in chirurgia del ginocchio.

Questi fenomeni, incalzati dai ccttpp attorei, conclusero più precisamente:

  • Il primo negò l’evidenza artroscopica dell’artrosi laterale, affermando, praticamente che se il chirurgo non l’aveva descritta nell’intervento significava, praticamente, che non vi era;
  • Il secondo così concluse: “…nel caso in esame, in assoluto non c’è alcuna risposta scientifica sul perché la protesi sia risultata dolorosa , si può imputare il fallimento alla condropatia dei distretti non protesizzati ossia la rotula ed il comparto esterno o al fatto che il ginocchio nonostante il legamento crociato ricostruito fosse in ottimo stato, il ginocchio presentasse ancora una grave instabilità. Certo alla luce del risultato clinico e della successiva necessità di dover ricorrere dopo 3 anni ad un intervento di protesizzazione totale, rende discutibile ed opinabile l’indicazione chirurgica…”.

Insomma, tornando alla sentenza della Corte di Appello, i passaggi da “sballo” sono i seguenti e che si reputa di non dover commentare in quanto sia i lettori giuristi che quelli medico legali di questo quotidiano non hanno bisogno di alcuna lezione di diritto:

  • “…L’appello è infondato. Questa Corte osserva in primo luogo che non è provata l’esistenza del nesso causale tra l’intervento chirurgico ed il peggioramento delle condizioni fisiche della paziente: non è certo infatti che il danno sia dipeso dall’ultimo intervento e non dalla lunga e tormentata storia clinica della paziente che nel tempo è stata sottoposta a numerosi interventi al ginocchio per problemi risalenti all’età giovanile, ovvero dalle precedenti patologie da cui era già affetto il ginocchio…”.
  • “…In particolare ha affermato – il CTU – che la protesi è stata posizionata correttamente: infatti le dimensioni delle componenti tibiale e femorale sono congrue e non presentano segni di scollamento. La scelta di applicare una protesi parziale, invece di una totale – a giudizio del CTU – rappresenta una opzione possibile, prevista dai comuni protocolli in materia. Intanto, pur essendo opinabile, non racchiude elementi di colpa medica…”.

Di cosa dobbiamo discutere? Della stupidità dei CCTTUU o della falsa distrazione dei Giudici della Corte di Appello?

Vi rendete conto che i Giudici di Corte di Appello ancora parlano di certezza nella causalità civile e sorvolano, senza riflettervi, su un intervento considerato opinabile dal proprio CTU?

Beh, la logica conclusione di questa storia è il ricorso in Cassazione dove esistono Giudici che non provengono da Marte ma hanno i piedi saldi sul pianeta Terra!

Dr. Carmelo Galipò

(Pres. Accademia della Medicina Legale)

Leggi la sentenza

 

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