Per la Cassazione commette esercizio abusivo della professione l’odontotecnico che provveda alla cura delle carie, effettuando manovre nella bocca del paziente  

È configurabile il reato di esercizio abusivo della professione nella condotta dell’odontotecnico che provvede alla cura delle carie, atteso quanto dispone il secondo periodo del R.D. 31 maggio 1928, n. 1334, art. 11.

In base a tale norma “è in ogni caso vietato agli odontotecnici di esercitare, anche alla presenza ed in concorso del medico o dell’abilitato all’odontoiatria, alcuna manovra, cruenta o incruenta, nella bocca del paziente, sana o ammalata”.

Lo ha chiarito la Suprema Corte di Cassazione, IV sez. penale, con la sentenza n. 23014/2016 pronunciandosi su un caso che vedeva imputati un odontotecnico e un dentista.

Gli Ermellini hanno precisato, inoltre,  che risponde di concorso nell’esercizio abusivo della professione chiunque consenta  o agevoli lo svolgimento di attività professionale da parte di soggetto non autorizzato.

In tal senso, i Giudici del Palazzaccio si sono richiamati alla sentenze n. 22534/2015 delle Sezioni Unite nonché alla pronuncia n. 2268/1973 della sesta sezione della Cassazione.

Per quanto concerna i limiti della professione odontotecnica la normativa vigente dispone che i professionisti di tale settore “sono autorizzati unicamente a costruire apparecchi di protesi dentaria su modelli tratti dalle impronte loro fornite dai medici chirurghi e dagli abilitati a norma di legge all’esercizio della odontoiatria e protesi dentaria, con le indicazioni del tipo di protesi”.

L’odontotecnico, quindi, può costruire apparecchi di protesi dentaria solo su specifica prescrizione da parte di soggetti abilitati all’esercizio della professione odontoiatrica. Tuttavia, non può in alcun caso intervenire direttamente all’interno della bocca dei pazienti, nemmeno in presenza e sotto la supervisione del dentista.

Per un approfondimento sul tema si invita a leggere l’articolo “Ancora una condanna per l’odontotecnico…che fa il dentista” dell’avv. Sabrina Caporale

 

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