Fondazione Aiom redige la mappa delle strutture di tutte le regioni italiane dove rivolgersi per curare i tumori

Oncologi redigono la mappa degli ospedali sicuri dove curare i tumori. La Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) ha dato vita alla piattaforma ‘Dove mi curo‘ per informare i pazienti e “il sito – spiega la presidente Aiom Stefania Gori – può essere un’opportunità importante per valutare il centro più appropriato”.

“È quindi indispensabile – aggiunge Alessandro Gronchi, Presidente Eletto Società Italiana di Chirurgia Oncologica (SICO) – arrivare a un sistema di riferimento dei pazienti, qualsiasi sia la loro patologia, cioè a centri ad alto volume per la patologia specifica. Il tutto andrebbe organizzato in una logica di rete, per minimizzare gli spostamenti dei pazienti alle fasi di cura in cui è strettamente necessario. Le reti oncologiche regionali, così come la rete nazionale tumori rari, dovrebbero diventare il cardine della riorganizzazione, per massimizzare gli outcome e minimizzare le spese del nostro sistema”.

Il registro             

Elaborando dati ministeriali Agenas si evidenzia (in numeri assoluti) struttura per struttura quanti interventi di chirurgia oncologica vengono effettuati. I numeri sono suddivisi per Regione, riportando i dati degli ospedali che effettuano un numero totale di interventi superiore a una determinata soglia.

“Questo valore, per ciascuna patologia oncologica è individuato da fonti nazionali (Decreto Ministeriale n.70 del 2 aprile 2015) e, nel caso di assenza di un riferimento normativo, si è fatto ricorso alla letteratura scientifica internazionale più recente – sottolinea Maria Chiara Corti, Coordinatore delle Attività del Programma Nazionale Esiti di AGENAS.

L’elenco parte dal dato di fatto che sono gli istituti dove si effettua un maggior numero di interventi chirurgici annuali quelli che registrano un minor tasso di mortalità e rischi. I dati della letteratura scientifica hanno confermato la forte associazione tra volumi di attività chirurgica più alti e migliori esiti delle cure oncologiche.

Ad esempio la mortalità a 30 giorni dopo l’intervento chirurgico diminuisce decisamente nei centri con almeno 50-70 interventi all’anno per tumore del polmone, nei centri con almeno 50 interventi per carcinoma del pancreas e nei centri con 20-30 interventi per tumore dello stomaco.

La soglia minima di interventi annui prevista dagli standard è quindi un indicatore fondamentale. In Italia varie realtà sono però al di ‘sotto’ delle aspettative.

Nel 2017 solo il 27% delle struttura ha eseguito almeno 70 interventi al polmone all’anno e soltanto il 23% ha superato 20 operazioni allo stomaco.

Dall’altro lato si registrano miglioramenti nel cancro al seno: nel 2017, il 20% degli ospedali ha effettuato almeno 150 interventi chirurgici, lo standard stabilito per legge, rispetto al 16,5% del 2015.

I migliori centri dove curare i tumori

Collegandosi a ‘Dove mi curo’ si scopre che per il cancro al polmone, ad esempio, l’ospedale con il maggior volume di interventi nel 2017 è l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (449), che registra il maggior numero anche per gli interventi al seno (2886). Per il tumore al pancreas, invece, l’azienda ospedaliera di Verona registra il maggior numero (319).

Va però detto, afferma il presidente di Fondazione Aiom Fabrizio Nicolis, che “non è una classifica ma una traccia di ciò che accade: così, nel Nord, in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, ci sono numeri alti, mentre nel Lazio ci sono grandi volumi ma tutti su alcune grandi strutture di Roma”.

Assistenza a 360°

“Andare – continua Stefani Gori –  dove si fanno più interventi, tenendo però presente che importante è valutare non solo il volume di attività ma anche la qualità generale dell’assistenza“. La scelta del luogo di cura deve infatti tener conto anche delle buone pratiche assistenziali prima, durante e dopo la chirurgia.

“Ogni situazione – spiega Flavia Petrini, Presidente Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) – deve essere analizzata da team multidisciplinari, che prevedono l’inclusione di tutte le figure professionali in grado di affrontare, gestire e risolvere le molteplici problematiche presentate dal malato: il chirurgo oncologo e l’anestesista-rianimatore, il nutrizionista, lo psicologo, l’oncologo medico e il radioterapista, senza dimenticare la figura dell’infermiere e l’apporto possibile in diverse fasi del percorso dei familiari-caregiver.

Per garantire standard elevati – conclude Nicolis – servono centri dotati di un team multidisciplinare composto da figure esperte. Solo così può nascere una medicina di eccellenza dai grandi volumi, che però ritorni alla dimensione dell’individuo, capace di formulare un piano di assistenza personalizzato.

Barbara Zampini

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