Nel secolo scorso, fortemente caratterizzato dai totalitarismi, tanti intellettuali si sono interrogati su  questa questione: fino a che punto una persona, inserita in un contesto di gruppo, si trasforma, perde le inibizioni ed agisce ciecamente impulsi che altrimenti avrebbe represso?
Ad oggi sono innumerevoli i casi di cronaca che ci riportano a questi argomenti, l’ultimo cronologicamente è quello del ragazzo massacrato ad Alatri.  Perché e quando  un gruppo di pari diventa un branco ed arriva a pestare un altro ragazzo per ben 15 minuti fino a portarlo alla morte?
Una disamina precisa andrebbe fatta caso per caso, di seguito mi soffermo su alcuni punti generali che trasformano un gruppo in un branco e che possono essere utili per una riflessione. Ci possiamo trovare in qualsiasi ambiente a dover fronteggiare o scivolare in un branco senza nemmeno accorgercene! D’altronde il sentimento di “appartenenza”, sentirsi “parte di” è un qualcosa di caratterizzante l’essere umano pertanto ci ritroviamo a far parte di gruppi sin dalla nostra nascita.
Uno scritto fondamentale per chiarirci questi meccanismi è quello del 1921 di Freud “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” in cui il padre della psicoanalisi ci parla di una vera e propria “anima della massa” in cui la persona sfocia, finendo con lo spersonalizzarsi ed acquisire le caratteristiche della massa. A capo della massa, del branco vi è una figura carismatica che si propone come il leader e che detta agli altri il modello da seguire. Per aderire alla massa, l’individuo finisce con l’annullare la personalità cosciente in favore del predominio della personalità inconscia: la massa è impulsiva, mutevole e irritabile e non tollera alcun indugio fra il proprio desiderio e il compimento di ciò che desidera, si sente onnipotente, svanisce il concetto dell’impossibile. L’individuo finisce per dimenticarsi del proprio senso critico, della propria “indipendenza” pur di aderire a ciò che il branco propone arrivando in pochi istanti a conclusioni, evidenze inoppugnabili, perché per un branco non ci sono né dubbi né incertezze (ed è quanto di più pericoloso possa avvenire per un soggetto umano). Troppo facilmente una massa, un gruppo arriva ad un’azione, ad “agire” ancor prima di pensare e di meditare. I desideri della massa, del branco, sono avvertiti come dei veri e propri diritti da poter esercitare.
Al vertice della massa possiamo ritrovare un capo, ma anche un’idea, un’astrazione, una tendenza comune, un desiderio condiviso. Quando questo oggetto non è preso come metafora, ma è situato nella realtà – è un obiettivo pensato come realmente raggiungibile, è una persona reale – allora la relazione assume le caratteristiche della psicologia di massa: come nell’innamoramento, che può rendere un po’ folli. Ritrovarsi in un branco, in una massa può portare chiunque a compiere azioni che altrimenti non avrebbe compiuto, ci sono una serie di esperimenti di psicologia sociale che mostrano quanto il comportamento umano possa venire modificato dalla presenza di altri soggetti!
Come concludere questa brevissima disamina sul branco? Un pensiero va agli adolescenti, ai figli, soprattutto a quelli che aderiscono al “branco” finendo per rinunciare alle proprie capacità critiche ed agire  i propri impulsi. Non bisogna dare per scontato che i propri figli, le loro amicizie siano “bravi ragazzi/e”, ma è importante parlare, far parlare ed ascoltare e nel caso in cui ci siano dei comportamenti allarmanti rivolgersi ad un esperto.

Dr.ssa Rosaria Ferrara

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