Il Tribunale di Avellino ha condannato la locale Asl e un medico dell’ospedale Moscati a risarcire in solido un uomo per i danni causati da una colonscopia effettuata nel 2009

Duecentocinquantamila euro al paziente per i danni causati da una colonscopia. E’ la cifra che dovranno versare in solido, a titolo di risarcimento, l’Asl di Avellino e un medico di 61 anni. Lo ha stabilito la seconda sezione civile del Tribunale di Avellino pronunciandosi un episodio verificatosi 10 anni fa presso il reparto di Gastroenterologia dell’ospedale Moscati.
Il paziente, come ricostruisce il Mattino, si era recato nel marzo del 2009 presso il nosocomio del capoluogo irpino  per sottoporsi a una colonscopia. Il medico che svolse l’esame, secondo quanto accertato dai giudici, avrebbe omesso di “praticargli l’opportuna e necessaria terapia di sedazione e antispastica”. Ciò nonostante fosse a conoscenza che il paziente aveva subito una pregressa emicolectomia ovvero l’asportazione chirurgica di una metà del colon.

Inoltre, “nel corso dell’esecuzione dell’esame diagnostico, avendo il medico riscontrata la presenza in sede di due formazioni polipoidi, decideva di asportarle entrambe”.

Tuttavia – riporta la sentenza – “nel corso dell’intervento di asportazione, una, quella più piccola, veniva persa mentre l’altra, di dimensioni maggiori, all’esame istologico risultava un lipoma sottomucoso”, ovvero un raro tumore benigno del colon.
L’intervento, secondo la testimonianza fornita dal paziente e riportata dal Mattino, sarebbe stato eseguito con un bisturi elettrico a forma di cappio. Questo, nel corso della colonscopia avrebbe generato una forte scarica elettrica che avrebbe attraversato il corpo dell’uomo, tanto da farlo “sobbalzare dal lettino”.
Subito dopo l’operazione il malcapitato avrebbe cominciato ad avvertire dolori all’addome. Le sue condizioni si sarebbero aggravate nei giorni successivi con una sensibile alterazione febbrile. Recatosi all’ospedale di Battipaglia gli fu diagnostica un’occlusione intestinale e una peritonite.
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