Il trauma minore del collo da “colpo di frusta cervicale” è una delle più frequenti lesioni dell’infortunistica stradale. Per molti anni le richieste di risarcimento sono state così numerose da imporre al medico legale una seria valutazione discriminante tra lesioni reali e pretestazioni.
La legge 27/2012 ha, di fatto, ridimensionato quantitativamente e qualitativamente i risarcimenti ottenibili per invalidità permanente da colpo di frusta, riservandoli esclusivamente alle lesioni dimostrabili con accertamento clinico strumentale obiettivo.
Non è infrequente, in correlazione alla dinamica di realizzazione del trauma del collo, l’insorgenza di patologie, più o meno gravi, interessanti l’articolazione temporo-mandibolare (ATM).
Nell’immediato post-trauma o a breve distanza da esso (2-10 giorni in genere) possono insorgere: dolore e/o rumori in sede dell’articolazione temporo-mandibolare (mono o bilateralmente), dolorabilità alla masticazione e limitazione funzionale, cefalea, ronzii, fischi, sibili all’orecchio (acufeni) ovattamento, ipoacusia (sentire meno) ecc.
La ricerca scientifica non esclude la correlazione causale tra colpo di frusta cervicale e l’insorgenza di un Disordine Temporomandibolare (DTM), articolare, muscolare o misto, e da molti autori viene descritto ampiamente il meccanismo con il quale, anche a livello dell’ATM, si può determinare un trauma che va sotto il nome di TMJ Whiplash, “colpo di frusta dell’ATM”.
Studi scientifici di anatomia e fisiologia hanno dimostrato che la funzionalità ottimale dell’articolazione temporo-mandibolare richiede movimenti liberi del sistema collo-testa e che esiste simultaneità di movimento tra articolazioni temporo-mandibolari, atlanto-occipitali e cervico-spinali.
Condizioni patologiche (traumi) in grado di alterare questo normale reciproco rapporto possono pertanto condurre a patologia: i pazienti che hanno subito un colpo di frusta e lamentano segni e/o sintomi di DTM andrebbero pertanto indagati in maniera specialistica.
L’insorgenza di questi segni e sintomi richiede che il traumatizzato venga sottoposto ad accertamenti specialistici al fine di individuare o escludere la presenza di un DTM, se necessario eseguire le terapie del caso e valutare successivamente l’eventuale invalidità temporanea o permanente residua.
Il clinico indicato allo scopo è l’odontoiatra esperto in Disordini Temporomandibolari, definito “gnatologo”, termine sempre più spesso riservato alla moderna e sintetica definizione di tale professionista.
Fondamentale sarà sottoporsi ad una visita gnatologica accurata, che verrà eseguita applicando la semeiotica odontoiatrica/medica classica e cioè il rilievo e l’interpretazione di segni e sintomi clinici in grado di condurre a diagnosi o al sospetto diagnostico che verrà eventualmente chiarito con il ricorso ad esami strumentali.
L’esame strumentale di riferimento per lo studio dell’ATM è la Risonanza Magnetica: le diverse pesature consentono di ben apprezzare tessuti duri e molli (dischi) dell’articolazione e il posizionamento delle varie componenti anatomiche a bocca chiusa e bocca aperta.
Le linee guida ministeriali del gennaio 2014 dedicano alcune pagine all’inquadramento diagnostico e alle indicazioni terapeutiche nei DTM.
La diagnosi deve fare riferimento a classificazioni universalmente accettate dalla comunità scientifica: devono essere superate le opinioni personali e le scuole di pensiero.
Le terapie devono essere conservative e reversibili, riservando trattamenti chirurgici più invasivi a casi che non rispondono positivamente a queste.
Trattamenti ortodontici e/o protesici (irreversibili) attuati al solo scopo di curare un DTM non trovano giustificazione scientifica.
Purtroppo, ancora oggi, nonostante da oltre 25 anni esista una letteratura scientifica vastissima in grado di conferire al clinico conoscenze specialistiche appropriate, i Disordini Temporomandibolari rappresentano un terreno sul quale regna grande, ingiustificata ed inaccettabile confusione e diffusa incompetenza.
Ciò penalizza grandemente il paziente, costretto spesso a riferirsi a molti professionisti prima di trovarne uno competente, con perdurare ed aggravarsi della patologia, perdite di tempo e di denaro.
La mancata diagnosi o il ritardo diagnostico possono trasformare patologie inizialmente acute in patologie croniche con gravi ripercussioni sulla qualità della vita.

Marco Brady Bucci

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1 commento

  1. buona giorno,
    quindi vorrei sapere ad oggi come è messa la situazione. é possibile ottenere il riconoscimento d’invalidità e un assistenza sanitaria in parte gratuita?

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