Pronti a promuovere un ricorso alla Corte costituzionale contro la previsione contenuta nel Decreto Calabria del ricorso agli specializzandi in Asl e ospedali per far fronte alla carenza di organici

Oltre 100 docenti tra ordinari e associati dell’Università Federico II di Napoli, direttori di Scuole di specializzazione, presidenti di Scuole di Medicina, di Corsi di Laurea e direttori di Dipartimento universitari delle due università di Napoli sono pronti a firmare un ricorso alla Consulta contro il Decreto Calabria. La mobilitazione è appoggiata anche dalla conferenza dei Rettori e dalle associazioni nazionali dei docenti.

L’oggetto delle doglianze è rappresentato dalla previsione, contenuta nel provvedimento legislativo, del reclutamento in Asl e ospedali di personale medico non ancora specializzato. Una misura che, per i rappresentanti del mondo accademico, presenterebbe vari profili di incostituzionalità.

Tali aspetti sono stati evidenziati in una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, ai presidenti dei due rami del parlamento, ai capigruppo di Camera e Senato e al presidente dei Rettori universitari italiani (Crui).

In particolare i firmatari del documento lamentano, in relazione al conferimento di incarichi dirigenziali presso aziende ed enti del servizio sanitario nazionale, una irragionevole disparità di trattamento e una palese violazione del principio di uguaglianza tra i medici in formazione specialistica e i medici già in possesso del titolo di specializzazione.

La suddetta equiparazione, inoltre, sarebbe idonea a compromettere la qualità delle prestazioni sanitarie erogate e, dunque, di incidere sui livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti in maniera uniforme sul territorio. 

Fermo quanto sopra rappresentato, infine, il decreto legge n. 35/2019, sarebbe stato adottato in assenza dei presupposti legittimanti la decretazione d’urgenza di cui all’art. 77 della Costituzione.

“Le carenze di Organico delle Strutture Sanitarie – scrivono i docenti nella lettera – possono essere affrontate attraverso 3 possibili strade: rispetto e qualificazione delle rete formativa, con invio obbligatorio degli specializzandi dell’ultimo anno, quindi già quasi formati, presso le Strutture Sanitarie con carenze di organico, con un elenco di priorità stilato dalle Regioni e con percorso formativo finale diretto e garantito dai Direttori delle Scuole e Tutor qualificati presso le strutture di destinazione; prevedere contratti di collaborazione con medici neolaureati; aumentare il numero delle borse (e quindi appostare risorse economiche), investendo sulle specialità a maggiore criticità di organico”.

Per Maria Triassi, direttore di dipartimento e tra i primi firmatari del documento, i profili di incostituzionalità del Dl sarebbero chiari. “In gioco ci sono la qualità dell’assistenza e il rischio di uno scenario di profonda dequalificazione della formazione specialistica medica e di conseguenza della qualità dell’assistenza pubblica”. Questa rischierebbe di assumere sempre di più i connotati dei Suburban hospitals statunitensi, luoghi in cui “avviene l’apprendistato più che la formazione dei giovani laureati”.

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