Studio americano dimostra che dopo il parto anche i neo papà possono soffrire di disturbi connessi con la depressione post partum

La depressione post partum non è più una condizione specificatamente femminile. Uno studio Usa pubblicato su Pediatrics dimostra infatti che anche gli uomini ne possono soffrire.

I ricercatori hanno esaminato i risultati di uno screening della depressione somministrato ai genitori durante oltre 9.500 visite in cliniche pediatriche con i propri figli. Complessivamente, il 4,4% dei padri e il 5% delle madri sono risultati positivi alla depressione post parto.

I casi tra gli uomini di depressione post- partum potrebbero però essere molti di più; i padri comprendevano infatti solo il 12% delle persone valutate che risultavano positive alla depressione.

I padri – come evidenzia lo studio – sono stati presenti in più di 2.900 visite, circa il 31% delle volte. Con il crescere dei fili i padri risultano sempre meno propensi a partecipare alle visite mediche.

“Il fatto che così tanti uomini vivano questa condizione è significativo perché la depressione può avere conseguenze molto serie se non viene trattata”, sottolinea l’autrice principale dello studio, Erika Cheng.

I limiti della ricerca

La ricerca è stata condotta ad Indianapolis presso 5 diverse cliniche, è quindi possibile che i risultati dello screening possano essere diversi altrove.

“È possibile che non tutte le persone risultate positive allo screening siano poi state effettivamente diagnosticate depresse” – osserva Karen Wynter, ricercatrice in infermieristica e ostetricia alla Deakin University di Melbourne.

“I padri, inoltre, potrebbero non riferire gli stessi sintomi delle madri. Potrebbero, per esempio, essere meno inclini delle donne a riferire pianto, ma più propensi a far registrare irritabilità, rabbia, uso di alcol o cambiamenti nelle abitudini di lavoro. Segnali che gli uomini non si stanno adattando bene alla nuova vita con il bimbo”.

“Sappiamo che i papà depressi sono meno legati ai propri figli, il che può avere conseguenze cognitive e comportamentali – continua Cheng – I padri che sperimentano i sintomi della depressione post- partum, che includono tristezza, irritabilità, agitazione e rabbia, non dovrebbero nascondere i loro sentimenti e farsi aiutare da un professionista”.

Come riconoscere la depressione post partum

La depressione puerperale esordisce generalmente tra la 6ª-12ª settimana dopo la nascita del figlio per cause molteplici coinvolgendo fattori ormonali, fisici, psicologici, sociali e cognitivi.

Si manifesta quando si presenta da e per almeno due settimane umore depresso, mancanza di piacere e interesse nelle abituali attività.

Importante poi la presenza di almeno cinque di questi sintomi: disturbi del sonno e/o dell’appetito, iperattività motoria o letargia, faticabilità o mancanza di energia, sensi di colpa, bassa autostima, sentimenti di impotenza e disvalore, ridotta capacità di pensare o concentrarsi e pensieri ricorrenti di morte.

La depressione post-partum va distinta dalla “baby blues”, ossia l’indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto.

Tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto.

Più grave e rara invece la psicosi post partum caratterizzata da stati di grande confusione e agitazione, alterazioni dell’umore e del comportamento, allucinazioni e deliri.

La depressione post-partum viene considerata un problema di salute pubblicadi notevole importanza viste le sofferenze che provoca nei genitori stessi e nei familiari prossimi.

Non vanno poi sottovalutate le limitazioni e i costi diretti e indiretti dovuti alla compromissione del suo funzionamento personale, sociale e lavorativo.

Barbara Zampini

 

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