Il decesso di un detenuto 50enne, avvenuto ad aprile, aveva creato scalpore. Adesso nel registro degli indagati sono finiti 4 medici

Nel mese di aprile 2018 aveva creato scalpore il caso di A.B., detenuto 50enne morto all’ospedale “Ruggi d’Aragona” nella notte della domenica di Pasqua.

L’uomo, originario di Angri, era detenuto nel carcere di Salerno ed era deceduto in circostanze da chiarire in ospedale. Per il decesso del detenuto 50enne, adesso, ci sono ben 4 medici iscritti nel registro degli indagati: tre della casa circondariale di Fuorni e uno dell’azienda ospedaliera-universitaria. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo.

La vicenda

Il detenuto 50enne era stato colto da un malore mentre si trovava in cella. Lamentava dolori alla schiena e all’addome. Trasportato all’ospedale “Ruggi” sarebbe stato visitato, sottoposto ad un esame ecografico, e dimesso. Per i medici aveva solo una colica renale e quindi avrebbe subito fatto ritorno in carcere.

Secondo l’accusa sarebbe stato curato superficialmente, in una prima fase, per poi essere dimesso. Una volta rientrato in carcere, nel corso di un colloquio con la moglie, non sarebbe riuscito più a parlare dai dolori, tornando in cella.

Nello stesso pomeriggio, A.B. è stato nuovamente trasportato al Ruggi, per essere operato presso la chirurgia d’urgenza a causa di una perforazione dell’intestino. Dopo l’intervento, rivelatosi purtroppo inutile, è sopraggiunto il decesso in Rianimazione.

L’ipotesi è che a ucciderlo sia stata una sepsi.

I familiari del detenuto hanno quindi sporto denuncia sottolineando che l’uomo aveva perso 18 chili e che quel malessere si protraeva oramai da 20 giorni.

La famiglia, nel corso delle indagini, ha affidato al medico legale Panfilo Maiurano l’incarico di eseguire una perizia per capire cosa abbia causato il decesso del 50enne.

Adesso è arrivata l’iscrizione nel registro degli indagati dei 4 medici che hanno avuto in cura l’uomo.

Sarà dunque il procedimento giudiziario a fare chiarezza su un caso che ha suscitato molte polemiche e riacceso i riflettori sul trattamento dei detenuti nelle carceri italiane.

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