L’uomo avvertiva forti dolori alla schiena ma il camice bianco che lo prese in cura al Pronto soccorso sbagliò la diagnosi dimettendolo con la raccomandazione di una visita dall’ortopedico

Un medico di 63 anni è stato condannato dal Tribunale di Napoli a un anno e quattro mesi di reclusione, con sospensione della pena. Era imputato con l’accusa di omicidio colposo per il decesso di un operaio di 48 anni di Frattamaggiore, morto a maggio del 2013 per una devastante emorragia interna e conseguente peritonite causate da un’ulcera al duodeno.
La vittima accusava da giorni forti dolori alla schiena. Secondo quanto ricostruito dal perito di parte si era recato in Pronto soccorso dove gli era stata diagnosticata una lombalgia e, dopo la somministrazione di una flebo, era stato dimesso con la raccomandazione di sottoporsi a visita ortopedica. A distanza di ventiquattro ore i dolori si erano ripresentati  con intensità tale da fargli perdere i sensi. Trasportato nuovamente in Ospedale fu sottoposto a ulteriori accertamenti e solo allora i medici si resero conto della gravità della situazione. Prima ancora di essere portato in sala operatoria il suo cuore cedette e i sanitari, nonostante i disperati tentativi di rianimazione, dovettero constatarne il decesso.
Il fascicolo aperto dalla Procura aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati e al rinvio a giudizio del medico che lo aveva preso in cura in occasione del primo accesso al Pronto soccorso. Dopo quasi tre anni è arrivata la sentenza di condanna. Il camice bianco è stato ritenuto colpevole di non aver indagato in maniera approfondita le cause del malessere del paziente, fornendo una diagnosi errata; con ulteriori accertamenti si sarebbe potuti intervenire in tempo nel tentativo di salvarlo.
Oltre  al medico è stata condannata anche l’Asl Napoli 2 Nord quale responsabile civile in solido con l’imputato. Il giudice ha anche stabilito una provvisionale di trentamila euro ciascuno, alla moglie e ai due figli dell’operaio rinviando al giudizio civile la quantificazione del danno. Nell’ambito dello stesso procedimento sono invece stati assolti per non aver commesso il fatto i medici componenti l’equipe chirurgica che prese in carico il paziente nel secondo accesso al pronto soccorso. Anche a loro carico l’ipotesi di reato era omicidio colposo.
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