Per le organizzazioni della dirigenza medica e sanitaria una ‘manina’ ha trovato il modo di agganciare il vagoncino dei propri interessi al treno della Manovra

“All’insegna della peggiore continuità, il nuovo governo, come i precedenti, utilizza la legge di bilancio per attuare veri e propri golpe ordinamentali ed istituzionali”. Così medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale commentano l’approvazione del testo della Manovra 2019. Il dito è puntato, in particolare, sul comma 687 dell’unico articolo della Legge “che riporta la dirigenza amministrativa nell’area contrattuale della dirigenza medica e sanitaria”. Il tutto “a partire dal rinnovo già avviato e con trattative in corso”.

“Una ‘manina’ ha trovato il modo di agganciare il vagoncino dei propri interessi al treno della legge di bilancio, in modo addirittura retroattivo”. Lo denunciano le sigle sindacali sottolineando come la norma, di fatto, rinvii sine die il rinnovo del CCNL 2016-2018 della dirigenza medica e sanitaria. In tal modo si riporterebbero indietro le lancette dell’orologio di tre anni. “Alla faccia della Corte costituzionale, che dal 2015 ha dichiarato incostituzionale il blocco contrattuale”.

“Nel solito copione, un Governo che si dice nuovo continua ad agire contro il SSN, beffando anche quel San Contratto che lo ha fatto nascere”.

Il comma 687 rappresenta “un golpe contro le organizzazioni sindacali e le loro prerogative, un favore elargito ad una minilobby alla faccia della trasparenza”. Un nuovo attacco ai medici, ai veterinari e ai dirigenti sanitari, in attesa di un nuovo contratto di lavoro da 10 anni. Il tutto “nell’indifferenza, o nell’ignoranza, se non nella complicità, di chi dovrebbe vigilare e tutelare il patrimonio professionale che ha avuto in affidamento”.

Per le organizzazioni si tratta di “una situazione inaccettabile, che contribuisce al collasso della sanità pubblica” . Pertanto, qualora non intervenissero correttivi nel primo provvedimento legislativo utile, i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari “avranno una ragione in più per scioperare il 25 gennaio ed oltre, fino ad accompagnare le elezioni europee e regionali, dove ciascuno raccoglierà quello che ha seminato”.

 

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