Secondo l’Inca Cgil l’Inps sta continuando a penalizzare i diritti dei lavoratori part time. La denuncia affidata alla rivista Esperienze

Una dura denuncia dell’Inca Cgil punta il dito contro l’Inps, accusato di penalizzare i diritti dei lavoratori part time. Nello specifico, Inca si riferisce al riconoscimento dell’anzianità contributiva per i periodi non lavorati per i dipendenti del part time ciclico verticale.

Per questi lavoratori in part time ciclico verticale “non resta che la via giudiziaria per vedersi riconoscere tutta l’anzianità contributiva inclusa quella relativa ai periodi di non lavoro”.

Una situazione che si verifica perché “l’Inps insiste e resiste fino all’ultimo grado di giudizio per imporre una interpretazione restrittiva, che penalizza pesantemente chi non per scelta, ma per imposizione delle aziende, è costretto a pause di inattività, pur essendo titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato”.

Così scrive l’Inca Cgil sulla rivista Esperienze, riferendosi ai diritti dei lavoratori part-time, calpestati da una lunga serie di sentenze.

L’ultima di queste è “quella emessa dal Tribunale di Venezia il 27 marzo 2018 (n. 200), su un ricorso promosso da Inca e Cgil Veneto, in favore di una lavoratrice, addetta alle mense scolastiche del Comune di Spinea, alla quale l’Inps ha voluto conteggiare l’anzianità contributiva, ai fini della pensione, considerando solo i 9 mesi di lavoro effettivo in un anno, escludendo i 3 di pausa forzata dovuta alla chiusura delle scuole”.

La conseguenza di questa pronuncia per la lavoratrice, afferma l’Inca, è la possibilità di recuperare “per ogni anno, 3 mesi di contribuzione utili all’anzianità contributiva”.

Un contenzioso certo non nuovo, secondo la presidente nazionale Inca, Morena Piccinini, che afferma “come Patronato abbiamo incassato una serie di successi giudiziari. L’ostinazione dell’Inps nello scegliere la via giudiziaria piuttosto che modificare una interpretazione sbagliata, oltreché dannosa per chi la subisce, è davvero inaccettabile quanto incomprensibile”.

Piccinini, però, non demorde.

“Se pensa che noi desisteremo dal promuovere l’azione legale – afferma – sbaglia. Anzi, andremo avanti fino a quando non verrà affermato il diritto a tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti’.

Secondo Inca Cgil infatti, ci sono i presupposti giuridici “affinché l’Istituto corregga il proprio orientamento senza aspettare modifiche legislative come invece pretenderebbe”.

 

 

 

Leggi anche:

LAVORO PART TIME E LEGGE 104: VA RICONOSCIUTO DIRITTO AI PERMESSI?

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui