False, secondo il Gip della Procura di Venezia, le accuse mosse da due sindacaliste che avevano denunciato l’ ostacolo al diritto a interrompere la gravidanza da parte di 23 strutture sanitarie

Diffamazione aggravata. E’ il reato ipotizzato dal Gip del Tribunale di Venezia nei confronti di due sindacaliste della Cgil, raggiunte da un avviso di garanzia. Le donne avevano mosso accuse di disservizio e ostacolo al diritto a interrompere la gravidanza contro il Servizio sanitario regionale.

In particolare avevano denunciato alla stampa che 23 strutture ospedaliere locali avevano impedito a una delle due indagate di abortire. Il tutto, sino all’intervento agevolativo della CGIL.

La donna, all’epoca 41enne, era rimasta incinta per la terza volta. Una gravidanza non voluta, da cui era scaturita la scelta sofferta di rinunciare al terzo figlio ricorrendo alla legge 194.

In un’intervista al Gazzettino aveva quindi raccontato di essersi rivolta  a 23 strutture tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Ma ovunque telefonasse la sua richiesta veniva respinta. Solo l’intervento del sindacato, a suo dire, aveva portato allo sblocco della situazione.

Le indagini preliminari, come riferisce una nota della Regione Veneto, hanno invece accertato che la notizia riferita ai giornalisti era falsa.

È stato provato che la prestazione di interruzione della gravidanza fornita e garantita dal Servizio Sanitario Locale è stata pienamente rispettosa dei tempi previsti dalla legge. Inoltre, è intervenuta senza alcuna interposizione dell’organizzazione sindacale.

Il comportamento tenuto – sottolinea la Regione – è stato particolarmente grave. Infatti, a seguito della diffusione mediatica è stato anche iscritto un procedimento penale per valutare la correttezza dell’operato delle strutture sanitarie coinvolte. In breve tempo – accertata l’assenza di qualsiasi forma di responsabilità – il procedimento è stato archiviato.

“Atteso il grave danno d’immagine subito – conclude la nota – la Regione del Veneto si riserva di costituirsi parte civile nell’ambito del procedimento”.

 

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