Uno studio condotto in Toscana dimostrerebbe che le fluttuazioni del diametro pupillare sono altamente predittive dei disturbi dello spettro autistico

Il diametro della pupilla rivela i tratti della nostra personalità: è l’ipotesi che emerge da uno studio guidato da Paola Binda, ricercatrice dell’Università di Pisa. La ricerca è stata condotta insieme a Marco Turi della Fondazione Stella Maris Mediterraneo e al professor David Burr, docente dell’Università di Firenze. Il lavoro dimostrerebbe in particolare come le fluttuazioni del diametro pupillare durante la visione di un semplice stimolo visivo siano altamente predittive dei tratti di personalità di chi presenta disturbi dello spettro autistico.

In questo primo stadio, la ricerca ha coinvolto un gruppo di giovani adulti i cui tratti autistici si posizionavano nella gamma “sub-clinica”; in assenza, cioè, di un disturbo diagnosticato. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale eLife, è partito dal presupposto che personalità diverse tendono a percepire la realtà in modo lievemente, ma sistematicamente diverso.  Data tale premessa ha dimostrato che il diametro delle nostre pupille tradisce il contenuto della nostra percezione, quello che vediamo e come lo vediamo.

La conseguenza, potenzialmente rivoluzionaria, è che affiancando i test di personalità con un parametro obiettivo, il diametro pupillare potrebbe fornire indicazioni sulla nostra personalità.

“C’è crescente interesse nello studio della pupilla da quando noi, insieme ad altri laboratori, abbiamo dimostrato che il diametro pupillare riflette fedelmente cambiamenti del nostro stato di interesse, attivazione o attenzione – commenta Paola Binda –. Naturalmente, la pupilla si costringe alla luce e si dilata al buio. Tuttavia, piccole fluttuazioni del diametro accompagnano spostamenti dell’attenzione: ad esempio, le pupille si costringono quando ci focalizziamo su oggetti più luminosi nel nostro campo visivo, e si dilatano se ci focalizziamo su oggetti più scuri”.

“Il comportamento delle pupille dei nostri pazienti ci può dunque aprire una finestra sulla loro attenzione e percezione – prosegue Marco Turi –. Ogni individuo ha una diversa tendenza a focalizzare la propria attenzione su oggetti diversi; per esempio, c’è chi tende ad avere una visione globale e chi si focalizza sul dettaglio. Queste tendenze si accompagnano in modo sistematico ai tratti di personalità, in particolare lungo lo spettro autistico – che abbraccia sia la popolazione con sviluppo cosiddetto tipico, sia i pazienti con un disturbo diagnosticato”.

Il prossimo passo sarà misurare il comportamento delle pupille durante il test nella popolazione clinica; un’analisi che dovrebbe mostrare fluttuazioni di pupilla ancora più grandi rispetto ai partecipanti di questo studio. “L’obiettivo è ambizioso – conclude David Burr – ma potrebbe avere un grande impatto e aiutare i clinici nel trovare un marcatore efficace e precoce dei disturbi dello spettro autistico”.

 

 

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