Secondo una ricerca britannica, i pazienti che lamentano per la prima volta una toracalgia e rimangono senza diagnosi presentano maggiori tassi di infarto miocardico

La maggior parte dei pazienti che si rivolgono a un medico di medicina generale lamentando un dolore toracico insorto per la prima volta, sono soggetti a un aumento del rischio cardiovascolare nei successivi anni se non ricevono una diagnosi entro sei mesi. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato su Bmj (British medical journal) a prima firma Kelvin Jordan, ricercatore dell’Arthritis Research UK Primary Care Center alla Keele University, nel Regno Unito.
Gli autori del lavoro hanno consultato i dati dei registri nazionali selezionando quasi 175.000 adulti che hanno consultato il medico di base lamentando per la prima volta una toracalgia. L’analisi si è quindi soffermata sull’accertamento degli esiti cardiovascolari a lungo termine dei pazienti il cui dolore toracico era rimasto di incerta attribuzione sei mesi dopo l’evento di presentazione, ovvero circa il 75% dei casi.
Dopo 5,5 anni di follow-up i ricercatori hanno scoperto che rispetto ai pazienti con toracalgia di riconosciuta origine non coronarica, quelli non diagnosticati avevano tassi di infarto miocardico più elevati, ossia 25 contro 16 eventi per 10.000 persone su base annua, oltre a una maggiore frequenza di malattie cardiovascolari, in misura di 159 contro 101 per 10.000 persone-anno.
“Da questo studio – commenta in un editoriale di accompagnamento Tim Holt, del Kellogg College alla Università di Oxford – emerge che la maggior parte dei pazienti vengono gestiti senza subire accertamenti cardiaci, e che il gruppo con toracalgia la cui natura resta da determinare ha un maggior rischio di infarto miocardico nei cinque anni successivi rispetto ai coetanei nei quali l’eziologia cardiaca è stata esclusa, come c’era da aspettarsi. Questo ci fa capire che il dolore toracico la cui causa resta incerta può essere un segnale precoce di aumentato rischio di infarto miocardico”.
Fonte: Bmj. 2017. doi: 10.1136/bmj.j1194  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28373173

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