Il Gip, ritenendo che l’emorragia intestinale potesse essere accertata disponendo opportuni esami strumentali, ha disposto l’imputazione coatta per quattro professionisti  in servizio presso il reparto dio ortopedia dell’ospedale di Agrigento

Avrebbero omesso “gli esami strumentali che avrebbero accertato in tempo utile la presenza di un’emorragia intestinale” e, quindi, “i trattamenti chirurgici e terapeutici”. Il tutto “in violazione delle linee guida specifiche”. Con questa motivazione il Giudice per le indagini preliminari ha disposto l’imputazione coatta per quattro ortopedici in servizio presso il nosocomio di Agrigento.
L’inchiesta era scaturita dalla denuncia dei familiari di un 69enne originario di Porto Empedocle, morto nel giugno del 2016. L’uomo era finito in ospedale dopo essere stato investito da un’automobile. Era stato ricoverato nel reparto di ortopedia in quanto nell’incidente aveva riportato la frattura del femore.

A dieci giorni di distanza, tuttavia, era sopraggiunto il decesso.

Il paziente, come riportano gli organi di stampa locale, presentava problemi di obesità ed era diabetico, oltre a soffrire di una patologia cardiaca. Tuttavia l’esame autoptico rivelò che a causare la morte fu un’ischemia intestinale. Secondo il consulente della Procura i medici  avrebbero sottovalutato “l’anemizzazione del cliente senza ritenere opportuno disporre altri esami strumentali volti ad evidenziare la presenza di eventuali emorragie interne”.
L’infarto intestinale, pertanto, secondo il gip, poteva essere contrastato e risolto con un intervento chirurgico entro le 24 ore. Da qui la decisione di non accogliere del tutto la richiesta di archiviazione della Procura, alla quale si erano opposti i familiari della vittima.
Per altri sei sanitari in servizio al pronto soccorso e al reparto di terapia intensiva, invece, la vicenda giudiziaria si è chiusa nel migliore dei modi.
 
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