All’ospedale Molinette di Torino eseguito un trapianto di fegato rivitalizzato con l’utilizzo di una nuovissima tecnica detta NMP (Normothermic Machine Perfusion), ovvero di perfusione ‘a caldo’

Trapiantato con successo un fegato rivitalizzato con una macchina di perfusione normotermica su un uomo di 66 anni.  L’intervento è stato realizzato presso il Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Si tratta – sottolinea una nota della struttura dell’ultima frontiera nei trapianti di fegato.

Il paziente, originario di Viterbo, aveva scoperto a novembre dello scorso anno un doppio tumore al fegato insorto su una cirrosi fino ad allora non diagnosticata. Da lì l’inizio di una corsa contro il tempo per cercare una possibilità di cura nei maggiori centri di riferimento in Italia.

Quindi l’approdo all’ospedale Molinette di Torino.

Prima di tutto sono state somministrate le terapie per arginare o, preferibilmente, fare regredire almeno in parte la malattia tumorale. Questa, fin dall’inizio, si era dimostrata essere voluminosa ed aggressiva.

A gennaio di quest’anno, poi, sono state eseguite due termoablazioni percutanee (“bruciature del fegato”) presso la Radiologia interventistica del professor Paolo Fonio. A maggio, dopo aver riscontrato un’iniziale buona risposta alle terapie, l’ingresso in lista d’attesa per un trapianto di fegato da fare il più rapidamente possibile, presso il Centro Trapianti diretto dal professor Renato Romagnoli.

Pochi giorni fa, in seguito alla morte di un donatore compatibile, la possibilità di un trapianto si è concretizzata. Tuttavia fin da subito si era capito che il fegato del defunto, deceduto per emorragia cerebrale, presentava caratteristiche tali (per steatosi – fegato grasso ed età di 77 anni) da farlo ritenere non ottimale e ad alto rischio di non essere in grado di funzionare dopo il trapianto seguendo le tecniche tradizionali di preservazione d’organo (cosiddetta preservazione ‘a freddo’, e cioè tenendo il fegato in ghiaccio dopo il prelievo sul donatore). Si è quindi deciso di utilizzare la nuovissima tecnica detta NMP (Normothermic Machine Perfusion), ovvero la perfusione ‘a caldo’ (37 gradi, la temperatura del corpo) del fegato donato.

Con lo sforzo comune ed il lavoro notturno di tutto un ospedale, il trapianto epatico è stato eseguito con successo.

Dopo il prelievo dal donatore, il fegato è stato trasportato nella sala operatoria del Centro Trapianti, dove è stato sottoposto alla procedura di NMP. Questa – spiegano dalle Molinette – consiste nella perfusione continua dell’organo, attraverso le cannule ed il circuito ossigenato della macchina, utilizzando sangue umano da donatori e sostanze nutrienti in soluzione.

Già dopo 2 ore di vita ‘artificiale’ in macchina si è capito che la funzione dell’organo si stava riprendendo in modo ottimale, quasi insperato. Ciò ha consentito di procedere con l’anestesia del paziente e con l’intervento chirurgico di rimozione del fegato malato. Dopo un totale di poco più di 5 ore di perfusione NMP, il fegato è stato quindi impiantato sul ricevente. La funzione immediata post-trapianto è stata da subito molto buona ed ora, dopo alcuni giorni dal trapianto, il paziente è in via di dimissione.

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