Già adottata da diversi Paesi europei la ‘Continuous Professional Development’ (CPD) rappresenta un’evoluzione dell’ECM che tiene conto non solo degli aspetti formativi ma di una serie multidiciplinare di competenze attinenti alla cura del paziente

Si chiama ‘Continuous Professional Development’ (CPD) e rappresenta la nuova frontiera del sistema di formazione continua. Lo ‘Sviluppo professionale continuo’ è già in atto in diversi Paesi europei e indica il mantenimento sistematico, il miglioramento e la continua acquisizione e/o rafforzamento per tutta la vita professionale delle conoscenze e abilità dei professionisti della salute. Il termine riconosce un ampio raggio di competenze necessarie per assicurare un elevato standard di cura ma comprende anche il contesto multidisciplinare di cura del paziente (abilità comunicative, competenze economiche e legali).

A illustrare tale sistema, in un articolo pubblicato sul portale della FNOMCeO, è Sergio Bovenga, membro del Comitato centrale della Federazione. “La professione medica – afferma Bovenga – è al centro dei mutamenti sociali, economici e antropologici. Tale condizione impone una riflessione sullo stato attuale della formazione e dell’aggiornamento formativo e una elaborazione di proposte concrete per ridefinire la professione medica affinché il professionista possa essere in grado di affrontare con successo le criticità che intervengono nel sistema sociale e sanitario dove opera”.

Tali proposte comprendono, per l’appunto, la CPD. “La principale differenza tra ECM e CPD è che il secondo comprende non solo la formazione continua ma anche la valutazione delle pratiche professionali al fine di migliorare e allargare la competenza e le abilità, migliorare la qualità e la sicurezza delle cure, tenere conto delle priorità in salute pubblica, governare la spesa sanitaria”.

A chiedere una revisione del sistema di formazione è la stessa Europa che ha mostrato particolare interesse per la CPD. L’UE con Direttiva 2005/36/EC ha stabilito che “Al fine di assicurare la sicurezza del paziente ed una assistenza sanitaria efficace è essenziale stabilire – all’interno della Unione Europea – un dialogo in tema di Sviluppo Professionale Permanente, allo scopo di ottimizzare i sistemi degli Stati Membri”.

Tra i Paesi ad aver adottato il sistema CPD c’è ad esempio la Francia, dove il programma investe tutte le professioni sanitarie, circa 1,7 milioni di professionisti. Gli obblighi in materia di CPD, verificati sia dagli Ordini professionali che dagli enti di governo regionale o dai datori di lavoro, devono essere ottemperati in un periodo di tre anni e devono combinare l’aggiornamento delle proprie conoscenze, una valutazione della pratica professionale ed il risk management. I francesi hanno optato per tale strumento dopo che, in base ai dati diffusi dal Ministero della Salute, è emerso che solo il 31,8 dei medici ed il 13,5 degli odontoiatri completava il percorso formativo.

Ma sistemi CPD di tutta Europa attualmente sono molto complessi e mostrano approcci diversi in base alle professioni ed ai Paesi. L’UE auspica quindi una armonizzazione e una cooperazione tra gli Stati membri, in coerenza con la libera circolazione dei professionisti e dei pazienti ai quali va assicurato in ogni contesto un medico, un odontoiatra o qualsiasi altro professionista sanitario preparato e aggiornato.

“L’obiettivo da promuovere e raggiungere, a mio parere – conclude Bovenga nel suo articolo – è quello di promuovere modalità formative che utilizzino standard mutuamente riconoscibili e valutabili a livello europeo anche utilizzando metodiche innovative (es. simulazione) ma soprattutto coerenti con il profilo del professionista e con il contesto nel quale il professionista esercita la professione”.

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