Secondo la Società italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, le gastroscopie e colonscopie inutili sono almeno 500 mila all’anno

Gastroscopie e colonscopie inutili? Sono addirittura 500 mila ogni anno, secondo una stima della Società italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige).
Le cause di questo autentico spreco vanno ricercate in una inadeguata conoscenza delle indicazioni da parte della classe medica.
Si prescrivono troppe gastroscopie e colonscopie inutili, dunque, esami diagnostici che potrebbero essere evitati conoscendo le corrette indicazioni.
Ogni anno, infatti, vengono effettuate in Italia oltre 1,7 milioni di Egds e di colonscopie, in pratica circa 29 ogni mille abitanti. Si ricorre a questi accertamenti quasi sempre per motivi diagnostici, e solo nell’11,2 per cento dei casi si tratta di una procedura terapeutica.
“Un numero enorme di esami che si traduce in una spesa notevole – ha dichiarato Gerardo Nardone, professore associato di gastroenterologia dell’Università Federico II di Napoli e componente del consiglio direttivo della Sige – calcolando una media di 60 euro ad esame endoscopica – può essere fatta solo una stima approssimativa in quanto il costo cambia da regione a regione – si arriva dunque alla ragguardevole cifra 102,7 milioni di euro”.
Una spesa ingente, di cui – stando alle stime – almeno 30 milioni di euro sono destinati a esami inutili, che sono il 25-30% del totale.
“Le cause di questo spreco – prosegue Nardone – vanno ricercate in una inadeguata conoscenza delle indicazioni da parte della classe medica, ma spesso anche nella possibilità da parte dei pazienti di prenotare direttamente gli esami attraverso Cup, farmacie, e altri canali senza effettuare prima una visita specialistica”.

Tra le richieste per esami superflui, quelli per la cosiddetta digestione difficile sono i più frequenti.

“Nel caso di un giovane in buona salute con una banale dispepsia, in assenza di sintomi di allarme – ha spiegato la Sige, in una nota – è consigliabile adottare, come avviene in molti paesi europei e americani la cosiddetta strategia test-and-treat ovvero, viene richiesto un test non invasivo (breath test o test fecale) per valutare la presenza dell’Helicobacter pylor. Se il test è positivo il paziente viene trattato con terapia eradicante, se è negativo con terapia sintomatica. Successivamente, solo se il paziente continua ad essere dispeptico si richiede la gastroscopia che diventa quindi un test diagnostico di secondo livello che sarà effettuato in una minoranza dei pazienti. Anche la ripetizione di un esame endoscopico a distanza di 1-2 anni in presenza di una gastrite semplice e/o di una esofagite non erosiva è inutile e comporta uno spreco di risorse sanitarie”.
Ovviamente, a fronte di tante gastroscopie e colonscopie inutili, vi sono anche situazioni realmente gravi in cui un esame approfondito si rende necessario.

Ecco quali sono i segni e i sintomi d’allarme a cui prestare attenzione.

Dimagrimento, anemia, sanguinamento gastro-intestinale (emissione di sangue con le feci o con il vomito) e vomito persistente.
In questi casi – ha consigliato la Sige – non bisogna perdere tempo ed eseguire urgentemente un esame endoscopico, gastroscopia o colonscopia in base ai sintomi, per effettuare una diagnosi corretta nel più breve tempo possibile”.
In presenza di lesioni pre-cancerose, come la gastrite cronica atrofica lieve o moderata, l’esofago di Barrett in assenza di displasia, un polipo del colon adenomatoso sub o peri centimetrico con displasia di basso grado, occorre un monitoraggio effettuato nel tempo.
Nel caso di esami di prevenzione per il cancro del colon, se la prima colonscopia, in condizioni ottimali di pulizia, è negativa, l’esame può essere ripetuto anche a distanza di 7-10 anni, se non compaiono nuovi sintomi.
Ma quali sono le conseguenze degli esami inutili?
Oltre alle liste di attesa che si allungano incredibilmente, questi possono essere anche rischiosi. Una Egds o una colonscopia, infatti, sono sempre esami invasivi. I tassi di complicanze, per quanto bassi – una su mille per Egds e una su 10 mila per colonscopia – ci sono e possono essere seri, come la perforazione del viscere o un sanguinamento per una lesione della mucosa.

Cosa fare, dunque, per ridurre gli sprechi?

Per Antonio Craxì, presidente della Sige, l’informazione è alla base di tutto.
“Due convinzioni assai diffuse, ma purtroppo in gran parte infondate – ha affermato il presidente della Sige – sono quella che la migliore prevenzione delle malattie si faccia eseguendo periodicamente esami di laboratorio o strumentali in assenza di qualunque sintomatologia o rischio specifico di malattia, e la seconda che ogni diagnosi debba essere supportata da esami approfonditi, anche quando la condizione è ovvia o la conferma del tutto inutile nel decidere la cura”.
Ambedue queste convinzioni – conclude Craxì – generano richieste di esami inappropriati, che originano dall’ansia dei pazienti e vengono supportate da un atteggiamento autodifensivo dei medici, e incrementano a dismisura i costi sanitari, anche perché spesso da marginali e innocenti anomalie di rilievo occasionale ha origine la richiesta di ulteriori e inutili approfondimenti. È dunque necessario che medici e pazienti abbiano chiaro il concetto di appropriatezza nella diagnosi e nella prescrizione di cure”.
 
 
 
 
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