Come ogni anno, il 13 settembre si celebra la giornata mondiale della sepsi. Secondo l’Oms, nel 2050 causerà più morti delle patologie oncologiche

Oggi, 13 settembre 2018, è la sesta giornata mondiale della sepsi, uno stato provocato da una risposta sregolata a un’infezione da parte del sistema immunitario.

Quella della sepsi è, per gli esperti dell’Oms, un’emergenza sanitaria globale che uccide dieci volte di più dell’infarto.

Infatti, ogni 3-4 secondi muore una persona a causa di sepsi.

In occasione della sesta giornata mondiale della sepsi, che si celebra su iniziativa della Global Sepsis Alliance, la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) promuove molte iniziative sul territorio italiano.

Iniziative volte proprio a sensibilizzare su questo delicato problema.

Ma cosa causa la sepsi?

I meccanismi non sono ancora chiari. Si sa però che “qualunque infezione può potenzialmente dare origine a sepsi” afferma Gianpaola Monti, della Terapia Intensiva Bozza dell’Ospedale Niguarda di Milano e componente del Gruppo di Studio Sepsi ed Infezioni della SIAARTI.

Nel mondo, oltre 30 milioni di persone sono colpite e, secondo l’Oms, la sepsi entro il 2050 causerà più decessi delle malattie oncologiche.

“In Italia, l’incidenza è di una persona su mille abitanti, ma è in costante aumento” spiega la dottoressa Monti.

Come prevenire la sepsi

L’obiettivo è quello di prevenire le infezioni con vaccini e misure igieniche di base e diffondere la consapevolezza di questo problema.

E in particolare, ricorda che la tempestività è tutto. Secondo gli studi, una diagnosi in ritardo può significare per il paziente una rapida evoluzione verso lo shock settico, che ha una mortalità del 70-80%.

“In caso di sospetta sepsi, immediatamente dopo gli esami di laboratorio, bisogna intervenire con l’antibiotico non oltre le tre ore per bloccare il proliferare dei microorganismi e supportare gli organi danneggiati – spiega la dottoressa Monti – Inoltre, se la sede dell’infezione lo consente, bisogna eradicarla entro 6-12 ore”.

I più a rischio sono i pazienti cronici e gli immunodepressi, così come le donne in gravidanza e le persone che già hanno avuto un episodio in passato.

La sepsi, inoltre, continua a essere una delle cause principali di mortalità materna e neonatale, anche nel nostro paese.

Per questo motivo, secondo Monti, “servono protocolli di diagnosi e trattamento della sepsi, di cui finora si sono dotate solamente alcune regioni come la Lombardia, dove l’80% del personale sanitario ha beneficiato di una formazione specifica, e la Toscana».

 

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