Il giudizio controfattuale è il vero raccordo tra eventuale colpa medica e danno lamentato, un nesso di causa speciale che soddisfa tutti

Quale nesso di causa tra inadempimento e evento morte senza giudizio controfattuale?

Prima di entrare nel merito della CTU che si allega, vi riporto di seguito le 14 righe conclusive di questa consulenza di ufficio:

“Nel certificato necroscopico prodotto dagli eredi costituiti sono indicate tre condizioni patologiche, due delle quali reciprocamente correlate, anche se non nella sequenza indicata, ossia la cardiopatia ischemica e la vasculopatia multidistrettuale, la terza e terminale, indipendente dalle precedenti: broncopolmonite a focolai multipli.

Mediante i dati attualmente disponibili non è possibile accertare quale condizione patologica sia stata effettivamente determinante per la morte del soggetto.

Tenendo però nella dovuta considerazione la sua età avanzata, le scadenti condizioni generali al momento del ricovero presso entrambe le strutture convenute, le preesistenti vasculopatia sistemica e cardiopatia ischemica complicata da aritmia, la recente necrosi ischemica intestinale subita (condizione di per sé gravata da una notevole mortalità), è possibile solo ipotizzare che l’inadeguata gestione delle complicazioni infettive insorte abbia contribuito a compromettere in maniera significativa lo stato generale del soggetto, quindi al verificarsi del suo decesso.

Nel caso in esame tuttavia non è possibile escludere che l’ineccepibile gestione delle stesse complicanze avrebbe con maggiore probabilità garantito la sopravvivenza del paziente”.

Si tratta di una ctu in un ricorso 696bis che non ha permesso alle parti di conciliare, malgrado si legga nella consulenza che i sanitari delle due strutture che hanno tenuto in cura il sig. RR hanno commesso degli errori.

Insomma il collegio peritale si è perso in un bicchiere d’acqua malgrado abbiano redatto una relazione discreta da un punto di vista clinico.

Le parti del processo non sono addivenute ad una transazione in quanto i ccttpp delle due strutture non hanno ben compreso il nesso di causa tra gli inadempimenti descritti dai consulenti del giudice e l’evento morte del paziente.

In verità hanno ragione i CCTTUU quando prima affermano che “… è possibile è possibile solo ipotizzare che l’inadeguata gestione delle complicazioni infettive insorte abbia contribuito a compromettere in maniera significativa lo stato generale del soggetto, quindi al verificarsi del suo decesso”, poi concludono con “…Nel caso in esame tuttavia non è possibile escludere che l’ineccepibile gestione delle stesse complicanze avrebbe con maggiore probabilità garantito la sopravvivenza del paziente”.

Analizziamo queste 14 righe dopo aver letto per intero la ctu che si allega.

I punti deboli della relazione si segnalano di seguito e vorrei che li approfondissero i medici legali e i giuristi che ci leggono quotidianamente anche via email al mio indirizzo: galipo@libero.it.

  • Concause naturali: manca un commento motivato sul peso di queste sull’evento morte;
  • Concause umane: queste, che sono gli illeciti descritti dai ctu, andavano analizzate in termini probabilistici per effettuare una distinzione tra una perdita di chance quoad vitam e un mancato raggiungimento di un obiettivo (che in questo caso era una maggiore sopravvivenza dell’anziano paziente)
  • Un giudizio controfattuale ben analizzato e ripercorso avrebbe permesso ai ccttuu di far comprendere a tutte le parti quale sarebbe il loro rischio di proseguire un giudizio in termini non solo di condanna alle spese ma di risarcimento agli eredi.

In realtà, leggendo la storia clinica del paziente, ci sarebbe da dire di più, ossia un altro inadempimento dei sanitari che avrebbe verosimilmente cambiato la storia clinica del paziente permettendogli di vivere tre o 4 anni in più e di arrivare all’obiettivo di sopravvivenza media che ogni uomo ha statisticamente.

Ma di questo ne parleremo in giudizio.

Dr. Carmelo Galipò

(Pres. Accademia della Medicina Legale)

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