Il vicepresidente dell’Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità commenta con «Responsabile Civile», l’importanza della settimana mondiale dedicata all’informazione e alla prevenzione di questa patologia silenziosa

Volge al termine in tutta Italia la Settimana del Glaucoma, una patologia “silente” che affligge un milione di persone solo nel nostro paese, di cui circa la metà inconsapevolmente.

«Responsabile Civile» ha intervistato Michele Corcio, vicepresidente dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, IAPB Italia Onlus per trarre un bilancio delle importanti iniziative messe in campo.

Quella che volge al termine è stata una settimana dedicata all’informazione soprattutto.

La Settimana mondiale del Glaucoma è un altro degli appuntamenti ormai annuali della nostra Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità IAPB Italia Onlus, che organizziamo coinvolgendo tante città italiane, quest’anno erano 77, in cui abbiamo distribuito un opuscolo informativo su questa malattia; in oltre 3 città ci sono state anche visite oculistiche gratuite sia a bordo delle unità mobili oftalmiche, sia presso ambulatori attivati dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Una iniziativa che certamente serve innanzitutto per informare sulla patologia. Consideri che nel mondo sono 55 milioni le persone affette da glaucoma. Solo in Italia ci sono oltre un milione di persone affette da glaucoma, ma almeno 500mila non sanno di averlo, poiché è una di quelle patologie definite “silenti” che ruba la visione periferica gradualmente e progressivamente, per cui le persone si rendono conto di esserne affette solo quando è troppo tardi.

Un ruolo fondamentale, dunque, va alla prevenzione. Quali sono i principali controlli consigliati?

I controlli oculistici mirano soprattutto a controllare il tono – quindi la pressione dell’occhio – lo stato del nervo ottico e anche il regolare deflusso degli umori oculari. Prevenzione significa proprio questo: informare e informarsi; diagnosticare per tempo le patologie; accedere ai servizi sanitari per le opportune terapie. Noi lo facciamo da anni e cerchiamo di coinvolgere la popolazione di ogni età e non solo con iniziative in piazza, ma anche attraverso l’attivazione di una linea verde 800.06.85.06, con una specifica pagine sul nostro sito e con la rubrica “l’oculista risponde”.

Rispetto a questo aspetto del rapporto con le persone, qual è la risposta che state ottenendo?

Guardi, le posso dire che la risposta è andata crescendo proprio negli ultimi anni, perché è cresciuta l’informazione, la consapevolezza delle patologie e quindi di conseguenza anche l’attenzione a sottoporsi alle necessarie terapie e ai controlli. Siamo presenti anche nelle scuole.

E da parte delle istituzioni sanitarie che svolgono un ruolo centrale, soprattutto quando si parla di prevenzione?

Direi che anche dalle istituzioni stiamo avendo una buona risposta: proprio il Ministero della Salute su nostra richiesta ha costituito nel 2009 la Commissione Nazionale per la prevenzione della cecità e la prevenzione della cecità è entrata finalmente nel piano sanitario nazionale, ma anche nei piani nazionali regionali proprio dal 2016, prevedendo specifici servizi per la prevenzione della cecità e questo per noi è un ottimo risultato.

Di recente, però, si è evidenziata la necessità dei cittadini di rinunciare alle spese sanitarie e alla prevenzione proprio a causa della crisi. Rispetto a patologie come quelle del glaucoma in cui, invece, la prevenzione è fondamentale, quale politica si può sviluppare per rispondere a questa esigenza che si svontra con liste d’attesa molto lunghe negli istituti pubblici?

Proprio in considerazione del crescente disagio economico e sociale abbiamo attivato diversi punti per visite oculistiche gratuite; con le nostre 14 unità mobili oftalmiche, poi, facciamo oltre 30mila visite l’anno in diverse parti d’Italia. Stiamo cercando anche di organizzare un servizio di prevenzione anche per le popolazioni ad alto disagio economico e sociale come le popolazioni migranti. Tra l’altro, alcuni anni fa abbiamo affidato alla Luiss uno studio sui costi della cecità e della prevenzione.Abbiamo dimostrato che a fronte di una spesa minima per la prevenzione delle patolofie oculari il risparmio per la spesa sanitaria pubblica è notevolissimo (dal 9 al 34%).

Quale sarebbe la giusta prassi per stare tranquilli?

Noi consigliamo una visita oculistica obbligatoria alla nascita; una visita pediatrica entro il terzo anno di età e poi nella fascia della scuola primaria e possibilmente poi periodicamente ogni volta che c’è un passaggio all’ordine di scuola superiore.

Per creare quindi anche una sorta di cultura della prevenzione…

Certo. Non bisogna essere allarmistici perché il rischio è che si possa fare della prevenzione negativa, ma bisogna fare un prevenzione mirata, organizzata, con screening precisi per ogni patologia: prevenzione vuol dire anche avere buonsenso.

A che punto siamo in Italia, da questo punto di vista?

Si registrano cambiamenti culturali importanti. Fino a prima della legge che ha sancito la prevenzione come uno dei pilastri sanitari, la 833 del 1978, ma ancor più dopo la nostra legge, la 284 del 1997 che ha affidato proprio alla Agenzia il compito di promuovere la prevenzione delle patologie oculari, l’attenzione del servizio sanitario, e quindi della gente era incentrato esclusivamente sulle terapie, sulle cure. Noi, invece, diciamo che prevenire  una patologia è meglio che curarla.

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui