Per il medico che lo ha ritenuto non idoneo, il 37enne affetto da sindrome di Asperger non aveva diritto a far parte delle categorie protette

Ha dell’inaudito la vicenda che ha visto come protagonista un 37enne affetto da sindrome di Asperger. Daniele Scanferla aveva partecipato – superandola – alla selezione indetta da BusItalia Veneto, azienda di trasporto pubblico alla ricerca di personale tra le categorie protette. L’incarico per il quale si era candidato era quello di controllore, e prevedeva quindi la verifica dei titoli di viaggio, l’erogazione delle sanzioni e l’assistenza alla clientela.
Il 37enne, dopo aver partecipato alle prove tra aprile e maggio, e averle superate, ha quindi dovuto sostenere la rituale visita medica.
Ed è lì che prende il via la sua incredibile vicenda, perché Daniele viene dichiarato “non idoneo” dal medico per lo stesso motivo per cui è iscritto alla lista delle categorie protette.
Daniele, infatti, si presenta a Mestre presso la struttura sanitaria territoriale Rfi (rete ferroviaria italiana) per le visite mediche di rito.
“Trattandosi di una selezione che riguardava persone appartenenti alle categorie protette – spiega Daniele – mi hanno chiesto chiarimenti sulle cause che avevano condotto al mio inserimento in quella lista. Chiarimenti che ho naturalmente dato, anche perché il medico, per sua stessa ammissione, non ne aveva mai sentito parlare della sindrome di cui sono affetto”.
La sindrome di Asperger era, dunque, un mistero per il medico incaricato di valutarne l’idoneità. Una cosa a dir poco incredibile se consideriamo che la selezione alla quale aveva partecipato era proprio destinata alle categorie protette, di cui il 37enne fa parte a buon diritto.
Ed è lo stesso Daniele, intervistato dal “Mattino di Padova”, a spiegare in cosa consista la sindrome di Asperger. “Oltre a variare profondamente nelle sue manifestazioni – spiega Scanferla – riguarda più che altro le relazioni di natura affettiva, che rende più complicate nella loro instaurazione e gestione, ma non quelle formali o lavorative”. Lo dimostra anche il fatto che Daniele – adesso disoccupato – abbia lavorato con profitto per anni nell’assistenza clienti di alcune compagnie telefoniche.
Qualche giorno dopo il grave episodio, il 37enne ha ricevuto la raccomandata che chiudeva per sempre le sue speranze di ottenere il posto di lavoro per il quale aveva brillantemente superato le selezioni. Raccomandata che lo dichiarava “non idoneo a svolgere le mansioni richieste dopo l’accertamento medico”.
E oltre al danno, c’è la beffa, perché purtroppo per Daniele è ormai scaduta anche l’opportunità di presentare un ricorso.
“Anche se fosse – dichiara Scanferla – non potrei permettermelo. Questa vicenda mi ha distrutto, e spero che raccontarla serva per costruire qualcosa”. Ma il rammarico rimane dinanzi a una decisione ingiusta e frutto dell’ignoranza di chi, invece, in quanto medico del lavoro dovrebbe ben conoscere la sindrome di Asperger.
Che senso ha istituire per legge liste per il collocamento mirato – conclude Daniele – se poi si consente che tale legge venga usata per snaturare se stessa e i suoi scopi? Che senso ha per il disabile sottoporsi all’umiliazione di una commissione medica per la valutazione delle residue capacità lavorative, se poi un qualunque medico del lavoro, quindi non specializzato, può decidere così del tuo destino?”.
 
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